Secondo il Rapporto 2016 sul bullismo del Censis, il 52,7% degli 11-17enni nel corso dell’anno ha subito bullismo da parte dei coetanei con punte del 55,6% tra le femmine e al 53,3% tra i ragazzi più giovani, di 11-13 anni.
Quasi un ragazzo su cinque, dunque il 19,8%, è oggetto di soprusi almeno una volta al mese, eventualità più ricorrente tra i giovanissimi (22,5%).
Su internet sono le ragazze a essere oggetto in misura maggiore degli attacchi dei coetanei cybernauti (24,9%), mentre secondo il 47,5% degli oltre 1.800 dirigenti scolastici interpellati i luoghi dove si verificano più frequentemente episodi di bullismo sono quelli di aggregazione giovanile, poi il tragitto casa-scuola (34,6%) e quindi le scuole (24,4%).
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Ma è in internet che il bullismo trova ormai terreno fertile, secondo il 76,6%. Nel corso della propria carriera il 75,8% dei dirigenti scolastici si è trovato a gestire più casi di bullismo: il 65,1% di bullismo tradizionale e il 52,8% di cyberbullismo.
Per l’80,7% dei dirigenti, quando i propri figli sono coinvolti in episodi di bullismo, i genitori tendono a minimizzare, qualificandoli come scherzi tra ragazzi, e solo l’11,8% segnala atteggiamenti collaborativi da parte delle famiglie, attraverso la richiesta di aiuto della scuola e degli insegnanti. Il 51,8% dei dirigenti ha organizzato incontri sulle insidie di internet con i genitori, avvalendosi prevalentemente del supporto delle Forze dell’ordine (69,4%) e di psicologi o operatori delle Asl (49,9%). All’attivismo delle scuole non ha corrisposto però un’equivalente partecipazione delle famiglie, che è stata bassa nel 58,9% dei casi, media nel 36% e alta solo in un marginale 5,2% di scuole.
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