Alle superiori un ragazzo su quattro è vittima di atteggiamenti ostili o prevaricanti da parte dei compagni di classe. Lo sostengono Elena Buccoliero e Marco Maggi, autori di un libro, messo in commercio da qualche giorno dall’editore Franco Angeli, dal titolo “Bullismo, Bullismi: le prepotenze in adolescenza, dall’analisi dei casi agli strumenti di intervento”. Dal testo scaturisce che “il 24 per cento – circa un ragazzo su quattro che frequenta la scuola media superiore- dice di aver avuto a che fare con prevaricazioni, offese o aggressioni di qualche genere”.
Gli autori stanno inoltre concludendo un secondo volume sullo stesso tema, nel quale verranno presentati i risultati di una serie di studi svolti negli istituti superiori di Cuneo, Lodi, Bergamo, Piacenza, Ferrara e Messina. Complessivamente tutte le ricerche hanno studiato il vissuto scolastico di oltre 3.200 studenti di scuola media superiore.
Significativi i risultati: 15 per cento degli adolescenti tra i 14 e i 18 anni ha infatti dichiarato di subire qualche tipo di sopruso; il 46 per cento ammette di non essere coinvolto direttamente in episodi del genere, ma di esserne stato testimone in almeno in una occasione; il 9 per cento di vestire i panni di vittima in alcuni casi e di “bullo” in altri; l’11 si riconosce in pieno nel ruolo del prepotente e solo il 19% ha detto di non aver mai assistito o vissuto atti di bullismo. Il quadro che esce fuori è quindi inequivocabile: quasi il 30 per cento dei ragazzi che frequentano le superiori è sottoposto a pressioni, scherzi più o meno pesanti, fino alle aggressioni o addirittura a vere e proprie violenze fisiche.
Svariata la casistica degli abusi su adolescenti: si va dai furti del materiale scolastico al lancio dalla finestra di libri e cartelle, dal diario fatto a pezzi sino alla dalla pipì nelle scarpe o alla puntina sulla sedia.
Ma l’aspetto più interessante, o inquietante, delle ricerche è probabilmente un altro: l’indifferenza del corpo insegnante e non docente degli istituti. Risultano davvero pochi, secondo i ricercatori, gli educatori che si fanno carico delle prepotenze subite dai ragazzi più fragili ed indifesi ponendosi il problema o semplicemente denunciandolo al dirigente scolastico oppure in sede di consiglio di classe. Nella maggior parte dei casi, invece, sempre secondo i dati emersi dagli studi incrociati, docenti e Ata rimangono ai margini delle “diatribe” tra ragazzi facendo anche finta di niente. Per la maggior parte degli studenti e dei professori quelli degli adulti appaiono troppo spesso “mondi paralleli nei quali ciascuno ha già abbastanza preoccupazioni per interagire veramente con l’altro”.
Deludente anche il fronte dei compagni di banco o di classe: secondo Buccoliero e Maggi il 50,6 per cento degli studenti intervistati ha dichiarato di aver incontrato colleghi di scuola che si sono rifiutati di aiutarli. Insomma, se diventare grandi significa imparare a cavarsela da soli la scuola ancora una volta rappresenta una vera palestra di allenamento per affrontare la vita e il mondo degli adulti. Con la loro indifferenza.
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