L’hanno presa di mira, la loro docente, con una pistola ad aria compressa e dopo un iniziale 5 in condotta, al secondo quadrimestre sono stati promossi con un 9 in condotta, suscitando l’indignazione generale.
Tuttavia se tutto il consiglio di classe ha ritenuto di promuovere il bullo e con un premio particolare anche nel comportamento un motivo, o più motivi, ci sarà stato. Tuttavia il bullismo, che da qualche tempo a questa parte passa dentro i media e dunque da schermo in schermo e da banda in banda, viene tramandato nelle coscienze dei più fragili, di coloro che cercano modelli cui ispirarsi per assumerne le gesta. Ed ecco allora bulli tredicenni che sfogano frustrazioni familiari contro i loro compagni un tantino più indifesi, tanto che quasi sempre è il branco a colpire il singolo, mentre se vengono presi uno per volta si capisce subito che sono fragili, insicuri, sprovveduti.
In ogni caso il bullismo non sembra fenomeno solo italiano. Anche in Europa è in larga ascesa, in Inghilterra soprattutto, mentre in Germania da qualche anno a questa parte i professori, durante l’intervallo, preferisco stare fra di loro, nella loro sala, piuttosto che andare in cortile a chiacchierare con gli alunni per timore di subire qualche ingiuria.
Ma è pure fenomeno planetario, se è vero, come lo è, che in America installano metal detector, sorvegliati da poliziotti, all’ingresso di molte scuole per scoprire chi porta coltelli e pistole in classe, mentre i loro professori sono largamente incentivati dallo Stato per insegnare negli istituti più a rischio.
Tuttavia anche la tradizione letteraria più nobile ci consegna fenomeni assai simili. Nel romanzo di Molnar, I ragazzi di Via Paal, del 1907, due bande di ragazzi di Budapest si fronteggiano in due eserciti diversi dove tutti sono graduati, tranne Ernest (che significa Serio in tedesco) che morirà di polmonite per i ripetuti bagni cui veniva sottoposto, mentre nel Mercante di Venezia, William Shakespeare se la prende con la gioventù che non dovrebbe esistere perché porta solo affanni.
Anche in Emil, un romanzo di Erich Kästner, trasposto poi in film, si narra di un’altra banda di ragazzi di Berlino, ai primi del “900, mentre nei turbamenti di Törless, di Musil, appare il rifiuto di tutti i valori dell’ultimo scorcio del XX secolo.
E si potrebbe continuare ancora con l’altra opera di Shakespeare, Giulietta e Romeo, e la trasposizione cinematografica: West side story: non erano forse bulli, sia gli amici di Romeo e i suoi avversari-nemici, e sia i protagonisti del musical di Leonard Bernstein? Ma si provi a immaginare Romeo con un videotelefonino in mano invece della spada e costretto dai suoi genitori ad andare a scuola. E cosa avrebbe filmato quando si intrufolò nella stanza di Giulietta? Ma c’è pure una tradizione orale di bullismo, di violenza sottaciuta contro i più deboli e soprattutto contro i diversi che un tempo venivano chiamati subnormali e lasciati nelle scuole differenziali o a casa.
E un’altra tradizione di violenza e di pedofilia che va dalle miniere di zolfo al chiuso delle case di tolleranza. Un miscuglio di sopraffazioni descritte perfino nella edizione completa delle Mille e una notte che però non serve a lenire il male dell’odierno bullismo, ma semplicemente per dire che tanta violenza risiede forse nei meandri più cupi dell’uomo e che ai giorni nostri molto su questo fronte si è fatto, non abbastanza, ma sicuramente un po’ più di prima.
Ma anche per dire che oggi la stampa e i media rendono pubblico ciò che prima era celato, nascosto, taciuto. Chi ha letto le esperienze scolastiche di Giovanni Mosca, “Ricordi di scuola”? Forse riprendere quei racconti e rileggerli farebbe capire tante cose.
Il problema allora dovrebbe venire storicizzato, anche se indignarsi è d’obbligo, gridare al danno che i più deboli subiscono sacrosanto, ma tutto sta nell’uomo e nel suo lento migliorarsi. E forse alla base di tutto c’è il bisogno di giustizia, di equità, di uguaglianza economica per autodeterminarsi, come è richiesto nelle migliori democrazie, e di uguaglianza almeno di fronte alla Legge.
E se la certezza della pena fosse garantita con ogni probabilità tanti altri fenomeni gravi che nel tempo hanno accompagnato l’uomo sarebbero già estinti.
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