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Il “cacciavite” di Fioroni è già spuntato?

Annunciata all’indomani della sua nomina, la "strategia del cacciavite" è diventata in questi primi due mesi della nuova legislatura il leit-motiv richiamato in quasi tutte le uscite pubbliche dello staff ministeriale.
Anche negli ultimi interventi ufficiali il ministro Fioroni vi ha fatto riferimento e c’è da credere che, ormai, sarà davvero questo il criterio che guiderà i suoi prossimi atti politici.
Per esempio, intervenendo il 20 luglio alla seduta del Cnpi, il Ministro ha ribadito la sua intenzione di affrontare la questione dell’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni.
"Per realizzarlo – si legge in una nota redatta da Cgil-Flc – ha escluso la strada del disegno di legge, perché ritenuto percorso lungo e accidentato, riproponendosi di utilizzare strumenti di più rapida attuazione".
In mancanza di ulteriori precisazione del Ministro, risulta difficile al momento attuale comprendere con precisione cosa questo possa significare nel concreto, dal momento che qualunque provvedimento non legislativo (e dunque amministrativo) non potrà che essere assunto rimanendo all’interno della logica e dell’impianto della legge n. 53.
Detto per inciso, appare a questo punto del tutto evidente che la politica del "cacciavite" non si concilia in alcun modo con interventi legislativi di ampia portata; il progetto di legge di iniziativa popolare, sostenuto con forza anche dalla sinistra radicale e in particolare da Rifondazione Comunista, sembra quindi destinato a morte prematura.
Un’altra importante novità annunciata in più occasioni proprio negli ultimi giorni riguarda l’apertura pomeridiana delle scuole, finalizzata soprattutto a promuovere iniziative per combattere la dispersione e l’abbandono. Ne ha parlato Fioroni, ma anche la vice-Ministro Bastico e persino nel documento di Programmazione economica e finanziaria per il quinquennio 2007/2011 si parla esplicitamente di "incentivazione all’utilizzo pomeridiano degli edifici".
Non c’è dubbio che si tratti di una buona idea, anche se non sarebbe male che lo staff del Ministro incominciasse a quantificare i costi di una operazione del genere (per tenere aperte le scuole è necessario più personale, senza contare che Comuni e Province potrebbero rifiutarsi di farsi carico dell’incremento delle spese di gestione che tale intervento comporterebbe). E se poi i sindacati facessero osservare che in tal modo si intensifica la prestazione lavorativa del personale e chiedessero la disapplicazione di questa norma, come avvenuto di recente per la funzione tutoriale?
Insomma, la strategia del cacciavite sembra un’ottima idea per evitare il passaggio in Parlamento (e soprattutto al Senato), ma non è detto che sia priva di difficoltà di altro genere.
Reginaldo Palermo

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