Il piano di riduzione nella scuola di classi e cattedre è pronto. All’inizio, per tre-quattro anni, sarà impercettibile. Poi, diventerà evidente. Lo prevede, come abbiamo più volte ricordato, il Documento di Economia e Finanza approvato alcune settimane fa dal Governo: il Consiglio dei ministri, infatti, in quell’occasione ha deciso di ridimensionare, nel volgere di alcuni anni, la spesa dell’Istruzione rispetto al Pil dall’attuale 4% al 3,4%. Il motivo sarebbe noto: la riduzione di natalità, che dapprima avrà effetti diretti sul primo ciclo; poi, nel tempo, anche sulla secondaria.
Già da settembre 2022 in Italia il calo di iscritti sarà pesante: addirittura avremo 130.000 studenti in meno rispetto all’anno scolastico corrente. La riduzione è ormai costante ed in deciso aumento: qualche anno fa si perdevano meno di 40-50mila alunni ogni 12 mesi, di recente si è arrivati a circa 70mila allievi in meno l’anno. Con questo andare, hanno calcolato gli statistici, nel 2030 avremo un milione e 300mila studenti in meno rispetto ad oggi.
La linea di riduzione delle cattedre, del resto, viene confermata dallo stesso decreto legge 36, nel quale si parla espressamente di tagli organici di diritto dei docenti nella misura di 1.600 posti per il 26/27, 2.000 posti per il 2027/28 e poi altrettanti ogni anno fino all’anno scolastico 2030/31.
La Flc-Cgil ha espresso tutto il suo dissenso per questo genere di politica scolastica, che non sembra orientato ad investire sul settore, come invece sostiene il ministro dell’Istruzione (almeno fino al 2026).
“Giusto un anno fa – ricorda il sindacato dei lavoratori della conoscenza guidato da Francesco Sinopoli – il ministro dell’Istruzione a nome del governo aveva sottoscritto un Patto per la Scuola, che prevedeva investimenti, riduzione del numero di alunni per classe, stabilizzazioni dei precari storici. Invece si prefigura anche per l’a.s 2022/2023 una situazione composta di classi sovraffollate e ingestibili, carenza di personale amministrativo, tecnico e collaboratori scolastici, miriadi di precari a coprire le cattedre prive di un titolare”.
Secondo la Flc-Cgil anche “il calo degli studenti” costituisce solo “un ulteriore alibi per non investire risorse lo dimostrano i provvedimenti del governo contenuti nel Decreto 36, in particolare l’istituzione di un sistema nazionale di formazione. Questo provvedimento, lungi dal prevedere stanziamenti tali da permettere la formazione su larga scala dei docenti italiani, prospetta un meccanismo di incentivazione rivolto a una percentuale molto bassa di destinatari, finanziato con fondi sottratti ad altri capitoli di spesa e con risparmi derivanti dal taglio ulteriore di quasi 10.000 cattedre a partire dal 2026”.
Per il sindacato Confederale siamo di fronte ad “un capolavoro di architettura neoliberale: sottrarre risorse al sistema universale di istruzione per ”premiare” un’esigua parte di lavoratori ‘meritevoli’”.
In riflessi di tale politica sui territori si fanno già sentire: dalla sezione provinciale della Flc-Cgil di Firenze spiegano che da subito “l’ordine di scuola più colpito dal decremento demografico è la primaria: nell’anno scolastico 2022/23 diminuirà di 900 alunni, seguita dall’Infanzia (quasi 700 in meno) e dalla scuola secondaria di primo grado (quasi 400 in meno); perdono pochi alunni le scuole superiori, ancora non colpite dal calo demografico. Si tratta in totale di duemila alunni in meno”.
Anche la Flc Cgil di Firenze cita “il Documento di Economia e Finanza approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso aprile” che “sancisce una diminuzione della spesa pubblica in istruzione di mezzo punto percentuale sul Pil entro il 2025, con chiare e tangibili ripercussioni su famiglie e studenti”.
Bisognava invece affrontare il fenomeno della denatalità, prosegue il sindacato, “con politiche strutturali a favore di genitorialità, ampliamento dell’offerta di servizio socio-educativi, politiche per la piena e buona occupazione”.
“La prima e più grave conseguenza – continua la Flc-Cgil di Firenze – risiede nella diminuzione dell’organico dei docenti, che nel nostro territorio il prossimo anno vedrà ben 71 cattedre in meno: 38 derivanti dal taglio lineare calcolato in base alla diminuzione degli studenti e altri 33 derivanti dalla necessità di ”fare posto” alle nuove figure di insegnanti di educazione motoria alla Primaria, i quali – introdotti dall’ultima Legge di Bilancio – inizieranno a lavorare nelle scuole a partire dal prossimo settembre (per l’appunto ”al posto” di altrettanti colleghi curriculari)”.
Le norme introdotte da Governo, tuttavia, non prevedevano che i posti dei docenti specializzati di motoria dovessero essere introdotti a discapito dei colleghi curricolari.
In effetti, gli organici complessivi nel prossimo anno non muteranno. E i direttori di Usr e Ust avrebbero avuto “licenza”, dall’amministrazione centrale, di spostare le cattedre da un ciclo all’altro, proprio in base all’andamento degli iscritti.
A Cremona e Mantova, ad esempio, l’Anief ha denunciato il taglio di oltre 30 maestri della primaria, in ogni provincia (dove le iscrizioni nel primo ciclo sono in leggero calo), per spostare le cattedre nel secondo ciclo (dove il numero di alunni al momento rimane stabile).
Tornando a Firenze, la Cgil ricorda che “la riduzione di organico docenti si tradurrà nella perdita di ben 24 sezioni dell’infanzia, 28 classi di Primaria, 21 di secondaria di primo grado, con evidenti ricadute su studenti e famiglie, costrette anche a portare i propri figli in plessi diversi da quelli su cui avevano fatto affidamento. Non diminuiscono per ora le classi della secondaria di secondo grado”.
Anche per quanto riguarda l’organico del personale Ata, a livello provinciale fiorentino il quadro è decisamente negativo: “esso non ha subito decrementi, ma la cosa grave è la mancata riconferma del cosiddetto organico Covid’, cioè quel contingente aggiuntivo, principalmente di collaboratori scolastici, che ha assicurato in questi anni supporto, igienizzazione, controllo e vigilanza sugli studenti”.
Per il sindacato sono smentite “le narrazioni del governo, evidentemente propagandistiche, sulla centralità e l’importanza della scuola per le generazioni future. Ancora una volta in definitiva il governo rispolvera ricette all’insegna del risparmio e disattende quanto il mondo della scuola propone da tempo: allungamento dei tempi della didattica, diminuzione del numero di alunni per classe, implementazione degli organici, seri percorsi di formazione e reclutamento degli insegnanti, creazione di un sistema che dall’accesso ai servizi educativi per l’infanzia arrivi all’obbligo scolastico da 3 a 18 anni e a un vero sistema di formazione permanente”.
Secondo la Flc-Cgil toscana, “il nostro paese non ha bisogno di un incremento di spese militari, ma di abbandonare il triste primato di essere uno fra gli ultimi paesi europei per la spesa in istruzione”.
“Per tutti questi motivi le organizzazioni sindacali della scuola hanno indetto uno sciopero generale per l’intera giornata del prossimo 30 maggio, chiedendo lo stralcio completo delle disposizioni previste sulla scuola dal DL 36/22, lo stanziamento di adeguate risorse per il rinnovo dei contratti, la stabilizzazione del personale precario, la riduzione del numero di alunni per classe e l’incremento degli organici”, conclude il sindacato.
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