Il capitalismo e la scuola: un grande bluff ben organizzato

Il capitalismo, per sua natura, produce una ricchezza limitata a pochi individui il cui numero è sempre molto più ristretto rispetto alla grande massa dei lavoratori. La grande intuizione di Karl Marx contro il capitalismo era questa e, infatti, oggi vediamo come la ricchezza, enorme e sotterranea, produce a sua volta il potere di togliere a chi lavora anche la possibilità di scegliere il tipo di vita che preferirebbe.

Ci stanno togliendo, pian piano, la possibilità di decidere anche dove mandare i figli a scuola. Quando nel mondo tutte le riforme scolastiche saranno concluse e messe a punto risulterà normale accettare che solo i figli dei ricchi continueranno a fare gli studi più alti, per essere pronti a governare, e agli altri giovani verranno assegnati compiti lavorativi, di fatica o di gestione subordinata, che deriveranno da studi meno approfonditi e settoriali e, dunque, meno importanti. Le nuove riforme della scuola in Italia e nel mondo tendono a strumentalizzare la scuola producendo meno cultura e fornendo un’istruzione mirata al lavoro.

Negli ultimi due concorsi della scuola italiana, quello per i dirigenti e quello per i docenti, non si chiedeva ai partecipanti “il Sapere” ma soltanto di SAPER FARE. Vi rendete rete conto che sono due cose diverse: chi ha le conoscenze di una solida cultura di base possiede le capacità per scegliere di applicarla a qualunque ramo dello scibile umano; chi invece sa FARE delle cose, non può saperle fare tutte, quindi i dirigenti devono sapere applicare e fare rispettare le leggi che dirigono la scuola secondo precise disposizioni, e lo stesso vale per i docenti che sono obbligati a insegnare come e cosa viene loro ordinato di fare! Chi non si adegua viene licenziato, così è adesso in Italia e così avviene già in tanti Stati del mondo.

Il grande bluff, naturalmente, è ben organizzato. Quando ai giovani si offrono solo scuole legate al mondo del lavoro rimarranno legati al lavoro e i genitori di oggi già pensano che sia una fortuna! Alzi la mano chi pensa, invece, che la cosa più importante in questi momenti di crisi economica sia il semplice fatto che il figlio o la figlia si creino una cultura senza curarsi che ottengano uno stipendio per vivere. (Non vedo mani alzate!)

Il mondo che conoscevamo si va deteriorando sotto i colpi del potere della ricchezza e tutto parte dalla scuola. La scuola italiana era la scuola più invidiata dai paesi occidentali, i docenti inglesi, tedeschi o americani, ci invidiavano la varietà culturale dei nostri studi, che anche grazie allo studio della lingua greca e latina ci ha regalato un lessico colto e ricercato, ma soprattutto la capacità di interpretare il mondo e di sognarlo diverso. Sono tanti, infatti, gli italiani che hanno ottenuto il Premo Nobel per la Letteratura senza nessuna raccomandazione, ma solo per bravura!

Adesso ascoltiamo con angoscia questo slogan dei nostri studenti siciliani che speravano di farsi sentire da un governo che non governa perché è troppo impegnato a sottostare a sua volta alle decisioni di quelle 62 persone di cui sopra, o di altri che obbediscono a loro volta, in una catena di penosa schiavitù.

“Ci togliete la scuola, ci togliete gli ospedali, ci lasciate soltanto le basi militari”

Così gridavano gli studenti catanesi nella loro manifestazione contro la legge 107, i giovani hanno ormai capito, forse in modo ancora un po’ confuso, che nessun governo li ama e che difficilmente saranno i protagonisti della loro vita.

Come si fa a non stare dalla parte dei giovani italiani che vogliono accedere alla Cultura come Diritto di ogni Popolo di questo mondo?

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