Sulla scuola il ”capitolo è chiuso”. A sostenerlo, al termine di una giornata durante la quale scuola è stata al centro dell’attenzione dei media non certo per motivi legati alla didattica, è il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Ma è il responsabile del Mef che subito sembra smentirsi: la decisione, ha spiegato Saccomanni, ”si rifletterà in busta paga e mi auguro non si alteri il saldo finale”. In ogni caso la normativa sul personale ”andrà affrontata per chiarire cosa succederà in futuro”.
E qui sta il punto. Perché la questione non è affatto chiusa. Prima di tutto perché per il momento sugli scatti del 2012, quelli per i quali il Mef pretendeva la restituzione, i sindacati hanno solo portato a “casa” un impegno di massima. Mentre la sottoscrizione dell’accordo all’Aran non è ancora arrivata. E poi perché ancora non è chiaro da dove verranno reperite le risorse.
“Lo stesso ministro Saccomanni – dicono i Cobas – ha dichiarato che il recupero delle somme non sarà effettuato a patto che le risorse corrispondenti saranno trovate all’interno del bilancio della scuola (ovviamente con altri tagli)”. Per risolvere definitivamente la questione, per i Cobas “occorre che ci sia, nel decreto mille proroghe o con un altro decreto, la modifica del DPR 122/2013 che ha bloccato per tre anni sia il rinnovo dei contratti che gli scatti d’anzianità. Gli scatti di anzianità sono ancora l’unico automatismo a difesa del potere d’acquisto, una redistribuzione della ricchezza sociale prodotta dal lavoro, un riconoscimento alla professionalizzazione della complessità del lavoro educativo e scolastico che cresce nel corso della sua pratica”. I Cobas pertanto mantengono lo stato di agitazione e come prima forma di mobilitazione hanno indetto per venerdì 17 gennaio a Roma un convegno nazionale e una manifestazione di fronte a viale Trastevere.
A denunciare un sempre più probabile decremento del servizio scolastico è anche l’Anief. Secondo cui “i 350 milioni di euro necessari a pagare gli aumenti in busta paga dei lavoratori verranno infatti prelevati dal fondo per il Miglioramento dell’offerta formativa, che serve a finanziare le attività e i progetti a supporto della didattica, in particolare nelle aree a rischio”. Il sindacato ricorda che già lo scorso anno, sempre per finanziare gli scatti del personale, furono tagliati 340 milioni destinati all’offerta formativa: circa 275 milioni furono sottratti dal fondo di istituto e 65 da altri soldi già stanziati per le attività a supporto della didattica. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, il rientrato pericolo sugli scatti del 2012 “comporterà comunque un danno al mondo della scuola. Solo che anziché produrlo ai lavoratori, si attuerà nei confronti di studenti e famiglie. L’istruzione pubblica, infatti, verrà ulteriormente ridimensionata in termini di performance e servizi. Oltretutto, per realizzare una soluzione provvisoria che non risolve in modo definitivo il problema del blocco degli scatti automatici e delle progressioni di carriera. Al Governo – conclude Pacifico – fanno oramai sempre lo stesso ‘gioco’: si continua a tirare una coperta, ora da una parte ora dall’altra, che col passare del tempo è diventata assai corta”. Praticamente sulla stessa lunghezza d’onda l’Unicobas: l’intervento del segretario nazionale Stefano d’Errico è riportato in altra notizia pubblicata in questo sito. La Cub Scuola “ribadisce che sarebbe inaccettabile quanto ipotizzato” precedentemente da Saccomanni “e cioè la sottrazione in altro modo delle medesime risorse alla scuola pubblica”.
Parzialmente soddisfatto è il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo: “oltre ad essere retroattivo e unilaterale – ha detto il sindacalista – il provvedimento sarebbe stato l’ennesima beffa per un comparto che da anni è in attesa di un rinnovo contrattuale, e che ha subito pesanti tagli, tra cui quelli alle risorse per il fondo dell’istituzione scolastica”. Che aggiunge: “per fortuna si è riusciti a evitare un ulteriore ‘pasticcio’, ma serve ben altro: è urgente intervenire con più efficacia e ponderazione, ripristinare gli organici, provvedere a un nuovo sistema di reclutamento e mettere in campo un piano di investimenti pluriennali da destinare alle scuole per migliorarne il funzionamento”. Anche i sindacati maggiori, pur ritenendosi soddisfatti per la sospensione della restituzione degli scatti, sollevano dubbi: la Flc Cgil sottolinea che “sarà sciopero se questa decisione non sarà definitiva e non si estenderà anche ripristino degli scatti 2012 e 2013 e agli altri tagli delle buste paga dei lavoratori. In assenza di risposte concrete, nelle prossime ore avvieremo le procedure con il tentativo di conciliazione”; la Gilda degli Insegnanti aspetta “che all’annuncio politico seguano atti giuridici rilevanti”; la Uil Scuola che “in tempi rapidissimi” occorre “l’emanazione dell’atto di indirizzo all’Aran per l’avvio della trattativa per il riconoscimento degli scatti di anzianità relativi all’anno 2012” nonché “la modifica del decreto n. 122 che, solo per la scuola, ha previsto una doppia penalizzazione, il blocco del contratto per ulteriori tre anni e, contestualmente, il blocco degli scatti di anzianità con un prelievo di 300 milioni di euro”.
Diverse le reazioni avverse anche in campo politico. Per l’ex ministro dell’Istruzione,Maria Stella Gelmini, vice capogruppo vicario di FI-PdL alla Camera, “la vicenda degli scatti di anzianità del personale scolastico, prima attribuiti e dei quali è stata prevista la restituzione, è la dimostrazione che la tattica dell’ammuina non paga. Quando, attraverso il decreto legge 78/2010, fu stabilito il blocco triennale degli scatti per il pubblico impiego – aggiunge Gelmini – riuscii a introdurre una norma che consentiva di utilizzare il fondo del 30% dei risparmi conseguiti attraverso la riforma. Una decisione che non presi a cuor leggero, perché si trattava di rinviare per tre anni possibili investimenti nel sistema scuola, ma che mi sembrava eticamente giusta, a fronte dei sacrifici richiesti e delle retribuzioni insufficienti del personale scolastico. Ora, la proroga attraverso regolamento del blocco degli scatti del settore scuola non è stata infilata di straforo, ma è chiarissima, esplicita, addirittura con un comma apposito. Sono felice che, oggi, si dica che il personale della scuola non dovrà subire l’ennesimo schiaffo. Ma un tweet del presidente Letta – conclude – non può cancellare una norma e dunque restiamo in attesa degli atti conseguenti”.
Tra l’ironico e il critico è il commento del segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini: ”chiedono indietro i soldi agli insegnanti, anzi no. È colpa mia, è colpa sua, è colpa di chissà chi… A Roma non c’è un governo, ci sono Pippo, Pluto e Paperino. Io sto con i prof. che lavorano bene”, ha scritto Salvini sulla sua pagina Facebook.
All’insegna della metafora ironica è anche il commento del gruppo M5S al Senato. Che in una nota scrive: ”Scuola e non solo… siamo su Renzi a parte. Il nuovo show comico-politico del segretario del Pd. Il 5 gennaio il Movimento 5 Stelle con il capogruppo in Commissione Cultura alla Camera – sottolinea la nota firmata dai senatori pentastellati Michela Montevecchi, Fabrizio Bocchino, Manuela Serra, Laura Bignami – denunciava il pasticcio del governo Letta (sostenuto dal Pd di Renzi con ministro della scuola Pd), che chiedeva ai docenti di restituire 150 euro. Solo dopo le nostre denunce puntuali, il Pd travolto dalle polemiche faceva dietrofront. Il 7 gennaio alle 20.30 ospite a La7 lo showman Renzi sbottava: “Siamo su Scherzi a parte?” No… siamo su Renzi a parte. Lo spettacolo di un partito e il suo segretario che al Governo e in Parlamento con la mano destra preleva soldi dalle tasche dei cittadini con nuove tasse, prelievi e condoni”. Paolo Ferrero, di Rifondazione comunista, dichiara: “Il tira e molla su quanto gli insegnanti avrebbero dovuto restituire a causa del blocco degli scatti è vergognoso. In un contesto in cui le politiche di austerità continuano ad ingrassare la rendita e gli speculatori, è indecente che si faccia propaganda sulla pelle dei docenti e della scuola pubblica, da anni tartassati, penalizzati e devastati in termini di garanzie e risorse. La scuola pubblica ha bisogno di maggiori risorse e di investimenti, non di ennesimi tagli. Intanto, infatti, il blocco della contrattazione e degli scatti è stato prorogato di un altro anno: lo stesso governo che oggi pare stracciarsi le vesti per gli insegnanti, in realtà continua ad accanirsi sul personale della scuola. Chiediamo che si riapra la contrattazione e che i salari degli insegnanti vengano almeno adeguati a quelli dei loro colleghi europei. Basta soldi alle scuole private, i soldi servono per la scuola pubblica”. Per una rassegna completa degli interventi inviati alla nostra Redazione sulla vicenda degli scatti stipendiali rimandiamo alla sezione “La voce degli altri”.