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Il “capitolone” deve servire anche per la Tarsu: lo chiarisce il Ministero

Ormai è certo: per pagare la TARSU (tassa raccolta rifiuti dovuta ai Comuni) le scuole dovranno fare riferimento solo alla dotazione finanziaria ordinaria ricevuta dal Ministero.
Lo chiarisce una delle FAQ pubblicate nel sito del Ministero della Pubblica Istruzione che in sostanza dice questo: “La dotazione finanziaria assegnata alla scuola è unitaria, priva dunque di una scomposizione in sotto voci e quindi non è rinvenibile al suo interno una quota specificamente dedicata alla TARSU/TIA”.
“Ma – si legge testualmente nel chiarimento ministeriale – questo non significa che il quadro delle spese non possa prevedere una indicazione per tale voce di spesa, compatibilmente con le dotazioni complessive dopo aver assicurato la dovuta priorità alle spese necessarie per garantire l’ordinato svolgimento delle lezioni”.
Come si può constatare l’ambiguità la fa da padrone: la Tarsu va pagata con i fondi ordinari ma solo dopo aver assicurato il regolare funzionamento della scuola.
C’è da chiedersi che fine hanno fatto i fondi che lo Stato si era impegnato a versare alle scuole a seguito di un accordo raggiunto nel 2001 con la Conferenza unificata.
Probabilmente si sono smarriti nei meandri ministeriali e, di fatto, non sono più disponibili.
Nei giorni scorsi Fioroni ha rilanciato l’idea di riaprire la discussione con gli Enti Locali ed ha lanciato una proposta concreta: i Comuni potrebbero esonerare dal pagamento della tassa (in tutto o in parte) le scuole che si impegnano in iniziative per realizzare o promuovere la raccolta differenziata dei rifiuti.
Anche Nadia Masini, responsabile istruzione dell’ANCI, ha recentemente sollecitato l’attivazione di un tavolo tecnico che come primo obiettivo abbia quello di definire le modalità di attribuzione alle scuole delle risorse utili per assolvere all’obbligo di pagamento della tassa.
Ma la questione non è molto semplice anche perché la Tarsu sta scomparendo per lasciare posto ad una vera e propria tariffa dovuta a fronte della erogazione di un servizio.
A questo punto l’idea del Ministro (esonerare le scuole dal pagamento di una tassa) potrebbe diventare impraticabile; anche perché, in linea di principio, la tariffa potrebbe essere riscossa dallo stesso ente privato che gestisce la raccolta dei rifiuti: in questa ipotesi il Ministero non avrebbe nessuna autorità per imporre qualunque forma di esenzione.
Nel migliore dei casi, dunque, il problema potrà essere risolto con la legge finanziaria 2008, prevedendo apposite risorse destinate allo scopo.
Ma per il 2007, quasi certamente, le scuole dovranno penare ancora.

Reginaldo Palermo

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