Non si può pensare che il presidente della Repubblica possa intercettare o bloccare scelte politiche che competono Parlamento e Governo: Sergio Mattarella è stato chiaro.
L’occasione è stata la cerimonia della consegna del “ventaglio” da parte della stampa parlamentare, parlando delle nuove leggi: “il presidente della Repubblica non dispone di un potere di veto, può come è noto soltanto chiedere al Parlamento un riesame e soltanto quando riscontri una chiara violazione della Costituzione, un chiaro contrasto con la Costituzione”.
Le parole di Mattarella, pronunciate a sei mesi dalla sua elezione e alla vigilia della pausa estiva, sono sembrate a tutti i presenti un chiaro riferimento alla riforma della scuola. A proposito della quale, una volta approvata, in tanti hanno chiesto al Presidente della Repubblica di non firmarla. Ma siccome la richiesta di riesame non è arrivata, il pool di esperti costituzionalisti di cui dispone il presidente della Repubblica ha evidentemente reputato “bollinabile” la Legge 107 del 2015.
La cerimonia al Quirinale ha permesso, quindi, a Mattarella di uscire finalmente allo scoperto. E replicare a tutti coloro che, in questi mesi, “lo hanno tirato per la giacchetta”. Accusandolo anche, in certi casi, di immobilismo.
Dopo aver sottolineato che il percorso riformatore rimane “uno dei punti centrali di questa legislatura”, il Capo dello Stato ha detto che non c’è alcun pericolo di derive autoritarie: “nessuno, tantomeno il Presidente della Repubblica, che non ha poteri di scelta politica, è un uomo solo al comando nel nostro Paese. Non è possibile in democrazia”, ha assicurato. “Perchè resterà “il sistema di equilibrio e controlli” tra i vari poteri. Ma basta “straripamenti dai propri confini”: bisogna fermare questa tendenza tutta italiana di cercare di appropriarsi di “funzioni che spettano ad altri”, ha ammonito il presidente.
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Nel pensiero di Mattarella ricorre poi, sempre più spesso, un’estrema attenzione ad un’Europa sempre più “in affanno”, stretta nella tenaglia di egoismi nazionali e populismo. “Non possiamo nasconderci la sensazione di un affievolimento dei vincoli di solidarietà nell’Unione”. Per questo serve una nuova “governance” dell’Eurozona “per affiancare alle regole comuni anche istituzioni comuni – senza limitarci alla Banca centrale – e visioni comuni, adeguate e democratiche”.
Mattarella, però, chiude con parole positive: “vi sono segnali di ripresa e occorre svilupparli e incoraggiarli. Non possiamo abbandonare un’intera generazione di giovani, non possiamo abbandonare il Meridione”.
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