Davanti ad alcune migliaia di docenti della diocesi, l’arcivescovo di Milano ha chiesto chiarezza sullo status giuridico dell’insegnante e nuovi spazi per la religione nelle scuole superiori.
“Quello giuridico è un annoso problema – ha detto Martini – e mi pare che sia stato fatto qualche passo in avanti con l’iter di un disegno di legge che in parte soddisfa e in parte no. Mi sembra soprattutto una sorpresa negativa la richiesta agli insegnanti di religione delle scuole secondarie di una laurea per partecipare già al primo concorso”. E poi ancora: “La Chiesa Italiana – spiega al nostro giornale Gabriele Mangiarotti, sacerdote e responsabile del sito internet degli insegnanti di religione – non si oppone alla formazione universitaria per i docenti dell’Irc. Gli accordi intercorsi con lo Stato, però, prevedevano un periodo di transizione durante il quale gli attuali docenti che non hanno la laurea entrino in ruolo. Al Senato, però, quest’impostazione non è stata rispettata e la legge licenziata dall’aula chiede, per chi vuole concorrere al concorso per le superiori, la necessità di una laurea. Di qui il richiamo del cardinale. “La polemica riguarda l’inserimento nel testo del disegno di legge di un articolo, il n. 5, che prevede il possesso di laurea, in aggiunta ai titoli specifici rilasciati dagli istituti ecclesiastici, per poter partecipare al concorso finalizzato all’immissione in ruolo nelle scuole secondarie di secondo grado.
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