Categorie: Politica scolastica

Il caso Bruschi potrebbe finire in Parlamento

Il “caso Bruschi”  rischia di trasformarsi in una questione politica di non facile soluzione.

Già nella giornata di domenica 21, proprio mentre nella pagina FB dell’ispettore Bruschi divampava la polemica con i dirigenti scolastici,  l’associazione Dirigentiscuola prendeva una posizione durissima nei confronti dell’ispettore scrivendo anche al ministro Giannini per chiedere un intervento urgente.
“Il dottor Bruschi, il cui compito istituzionale dovrebbe essere quello di collaborare con i dirigenti scolastici per il raggiungimento delle finalità previste e volute dalla L.107 – sottolinea il segretario Attilio Fratta – non perde occasione per attaccare i colleghi dirigenti”.
Dirigenti che, aggiunge Fratta , “con coscienza e senso del dovere si stanno attivando per portare a termine le procedure previste dalle linee guida della cosiddetta chiamata diretta, che non hanno avuto alcuna soluzione di continuità durante l’estate, sono oggetto di un tiro incrociato da più parti, con attacchi e addirittura minacce, anche da chi dovrebbe essere istituzionalmente al loro fianco”.
In effetti Bruschi, che si è poi scusato pubblicamente nella sua pagina FB, ha usato parole poco tenere nei confronti dei ds che – a suo parere – stanno commettendo non poche leggerezze e forse anche qualche errore nella procedura di chiamata diretta dagli albi.
La frase che più di altre avrebbe scatenato il caso è questa ed è riferita al ds “colpevole” di aver distinto nell’avviso di chiamata i posti di potenziamento da quelli di diritto: “Se è credente, preghi, ma molto, che non sia uno dei ds che sarò chiamato a visitare per la valutazione”.
Dirigentiscuola, per tutta risposta, va sul pesante e parla di “gravissima”  e “delirante conclusione”, ma anche di  ostracismo, di “intimidazione preventiva” e di “delirio di esaltazione”.
Ma la questione più delicata e complessa sollevata da Dirigentiscuola è forse un’altra: l’associazione, infatti, solleva un problema di deontologia professionale e, soprattutto, si chiede retoricamente se sia consentito ad un dirigente tecnico del  Ministero esprimersi con queste modalità nella propria pagina di un social network.
“Nessuno, neppure il Ministro – sottolinea Fratta – dovrebbe permettersi certe esternazioni nel proprio ruolo e soprattutto su un profilo pubblico”.
Sulla vicenda va segnalata anche la presa di posizione di Mario Rusconi, vicepresidente dell’ANP, che chiede al Ministro di formare meglio i propri dirigenti tecnici.
Non è affatto detto, quindi, che la questione si chiuda qui, anche perchè Dirigentiscuola sembra intenzionata a far arrivare la “grana” fino in Parlamento, con una interrogazione formale al Ministro.

Reginaldo Palermo

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