Concorsi

Il caso dei docenti esclusi da un concorso pubblico

Sono tenuti fuori dal Concorsone indetto dal Ministero dell’Istruzione solo le maestre ed i maestri delle scuole paritarie primarie e dell’infanzia, che hanno concluso gli anni di studio entro il 2001/2002.

Alla prova possono partecipare coloro che hanno lavorato per 36 mesi negli ultimi otto anni solo nelle scuole statali pertanto sono esclusi i docenti delle scuole paritarie producendo una grave discriminazione professionale.

Discriminate perché gli anni svolti presso la scuola pubblica paritaria sono giustamente e nel rispetto della Costituzione Italiana, da sempre stati valutati con punteggio al pari del servizio svolto presso la scuola pubblica statale e anche per quanto riguarda il “CONCORSONE” vengono valutati allo stesso modo, ma ed ecco qui la vera ingiustizia, non sono considerati validi per poter sostenere tale procedura concorsuale.

Quindi chi in questi ultimi anni ha lasciato un contratto a tempo indeterminato presso la scuola pubblica paritaria in cui lavorava da anni per non essere depennato dalle graduatorie ad esaurimento ed ha accettato un contratto a tempo indeterminato presso la scuola pubblica statale, sperando nelle promesse di una soluzione “sanatoria”, si accinge a perdere il posto e ad attendere un eventuale nuovo concorso, ma ordinario.

Il capolavoro dell’ingiustizia è di sembrare giusto senza esserlo, diceva Platone.

Questo concorsone che avrebbe l’obiettivo di fermare il precariato, in realtà farà diventare precario chi non lo era mai stato prima!

Ho provato a chiedere il punto di vista alle parti coinvolte. Manuela e Marta sono due maestre che attualmente insegnano alla scuola pubblica statale dopo aver lavorato per più di 10 anni alla scuola pubblica paritaria, ora non

ORA NON PIU’ IDONEE ALL’INSEGNAMENTO!

Cosa rende idonea una persona ad essere insegnante di scuola primaria?

Noi abbiamo una grande responsabilità: accogliamo gli alunni, bambini in prima elementare e li accompagniamo in un percorso di crescita che ha come obiettivo quello di renderli autonomi, ossia persone capaci di ragionare, di ascoltare, di relazionarsi usando la propria testa. Per fare questo serve TEMPO. Ed è questo che stanno negando a noi e ai nostri bambini: la possibilità di accompagnarli in un faticoso percorso di crescita.

Cambiare insegnante ogni anno non agevola gli alunni anzi ci vuole tempo per instaurare un rapporto di fiducia e stima. Noi pensiamo che l’apprendimento passi dall’affettività e possa essere più efficace laddove il clima in cui vive un bambino è sereno.

Ma cosa intende per sereno?

Forse è arrivato il momento di fermarsi un attimo e pensare all’utenza delle nostre scuole: i bambini!

Cambiare insegnante ogni anno perché quella di prima la legge dice che non è più idonea o entrare in classe e trovare la maestra che mi conosce e rende la mia giornata speciale perché sa che è il mio compleanno, sa che ho fatto il primo saggio di danza o sa, incrociando il mio sguardo, che oggi proprio non va?

Ma cosa chiedono i docenti?

Chiediamo solo di rimanere dove siamo per poter assolvere al meglio al nostro compito, alla nostra passione, al nostro lavoro! Dateci il tempo che i nostri alunni meritano per accompagnarli e sostenerli nella crescita come punti di riferimento.

Anna Monia Alfieri

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