Il caso del docente che utilizza in malo modo Facebook finisce all’USR
È il caso di un docente che attraverso facebook ha offeso l’onorabilità di una figura istituzionale come quella del Garante dell’infanzia della Regione Calabria.
In un post di facebook in cui veniva condivisa un’intervista di Antonio Marziale, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, in cui si descrivevano le linee guida per le visite psicologiche obbligatorie per i docenti, compare un commento di un docente, giudicato dallo stesso Marziale gravemente offensivo e diffamatorio. In tale commento, l’incauto docente, raccontando fatti personali che riguardano lo stesso docente e il ruolo istituzionale della figura del Garante, riferendosi al Dott. Antonio Marziale afferma testualmente: “Morale: non c’è da fidarsi di gente del genere”.Nel commento facebook del docente si nota,come sottolinea puntualmente il Garante, una pesante allusione sulla sua stessa professionalità nel valutare un esposto, presentato dal docente e riguardante un caso di minori.
Il Garante ha immediatamente denunciato l’accaduto agli organi competenti, infatti il commento dopo essere stato in rete per diverse ore del 14 agosto 2017, è stato poi rimosso dallo stesso autore.
Tuttavia tramite un esposto dello stesso Marziale, sono stati interessati alla vicenda il Direttore Generale dell’USR Calabria Dott. Diego Bouché, la Coordinatrice dell’ATP di Reggio Calabria Dott.ssa Mirella Nappa e la dirigenza scolastica della scuola in cui il docente è attualmente titolare. Per quanto è dato sapere, il docente in questione non è nuovo all’USR Calabria, infatti lo stesso ufficio aveva già disposto, recentemente, un trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale applicando gli artt.468 e 469 del d.lgs. 297/94, come modificati dalla legge 176/2007 e dall’art.2103 del codice civile.
Il Dott. Antonio Marziale al riguardo di questo triste caso dichiara che: “un docente che sui social dimostra di essere un bullo, cosa può insegnare ai suoi alunni? Si può essere in disaccordo sul dire o sulle azioni altrui, ma ci si confronta, non si insulta. Ho letto di tutto, da parte di docenti che mi hanno indicizzato con un linguaggio ed epiteti irripetibili: se letti dai loro alunni possono pretendere rispetto, educazione? No! Dal punto di vista personale, ho imparato negli anni ad indossare un metaforico impermeabile per farmi scivolare addosso tutto, ma nelle mie funzioni istituzionali non transigo e denuncio al MIUR e, se il caso lo richiede, alla magistratura. Un docente senza decoro e maleducato non ha nulla da insegnare, anzi alimenta l’emergenza educativa, per cui è bene cambi mestiere”.