Se una notte di estete un viaggiatore per caso si ferma sul ciglio di una strada a fare pipì, non solo è passibile di multa, ma anche di licenziamento dalla pubblica amministrazione perché non ne ha denunciato il fatto con dichiarazione autocertificata.
Come è noto a causa di una comprensibile dimenticanza, anche perché il casellario giudiziario non la riporta, un insegnante è stato licenziato subito dopo l’immissione in ruolo per il complicato fatto di non avere descritto nell’autocertificazione che undici anni prima, lungo la strada di un paesino del bergamasco, aveva fatto pipì, atto piccolo regolarmente multato dai carabinieri che anche loro, per caso, si trovavano a passare da quelle parti.
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Oggi però, dopo il licenziamento e il clamore che la stampa ne ha fatto, riconoscendone l’incostanza del “reato”, quel fatto sbarca in Parlamento. I deputati bergamaschi del Pd Antonio Misiani, Giovanni Sanga, Elena Carnevali, Beppe Guerini e Daniela Gasparini, hanno presentato un’interrogazione, nella quale si chiede di “Reintegrare Stefano Rho ed evitare che si ripetano episodi del genere”. “L’interrogazione è un passo indispensabile per sollecitare formalmente l’intervento del governo – spiega Misiani -. Bisogna ricondurre questa vicenda paradossale a un principio di buon senso: lo Stato deve licenziare i fannulloni e i disonesti, non chi sbaglia in buona fede a compilare un modulo di autocertificazione”. L’interrogazione, rivolta ai ministri della Semplificazione e Pubblica Amministrazione, dell’Istruzione, Università e Ricerca e dell’Economia e delle Finanze, ricostruisce le tappe della vicenda, tenendo conto anche dei casi analoghi (circa cinquanta) registrati nella provincia di Bergamo, e sollecita ai ministri interrogati una ricognizione su scala nazionale.
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