“Serve il liceo del made in Italy. Se vuoi manodopera d’eccellenza italiana devi formare e bene i giovani italiani”: questa è una delle proposte sulla scuola nel programma di Fratelli d’Italia, anche se non si capisce ancora bene il senso preciso, mentre aspettiamo il programma definitivo e completo.
In ogni caso sulla scuola il centro destra ha guardato sempre con occhio preferenziale alla istruzione privata e al cosiddetto principio di “liberà di educazione”, di lasciare cioè alle famiglie la scelta di iscrivere i propri figli negli istituti che garantiscono la loro visione del mondo, elargendo un voucher da spendere liberamente fra pubblico e privato, scavalcando così, in qualche modo, l’articolo della Costituzione che, pur garantendo l’istruzione non pubblica, non prevede però “oneri per lo Stato”.
Una visione ideologica della scuola, dunque, basata appunto sul concetto che, se nel pubblico tutte le classi sociali, tutte le idee, tutte le religioni sono presenti, in quelle private invece si delinea una solo monocorde idea: altrimenti che significato avrebbe la “libertà di educazione”, su cui tanto si insiste?
E questo, nel privato, va a incidere nella scelta degli insegnanti che non vengono infatti nominati secondo una graduatoria di merito e aperta a tutti, ma sono chiamati direttamente, sulla base appunto della loro affidabilità ideologica: come si può nominare un docente ateo in una scuola confessionale o viceversa?
Sarebbe appunto il caso che su questo fronte il centro destra, che si appresterebbe a vincere le elezioni del 25 settembre, si esprimesse chiaramente, perché se ci fosse una incentivazione nei confronti del privato, con l’adozione per esempio del voucher, o roba simile, significherebbe uno stravolgimento delle assunzioni a causa appunto della inefficacia delle graduatorie di merito o del loro stravolgimento, mentre potrebbe essere ripresa quell’altra proposta, sempre del centro destra, secondo cui dovrebbe essere la scuola a scegliersi i docenti e non i docenti la scuola.
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