In alcuni licei dell’Emila è partito un corso di 50 ore, metà delle quali con insegnante madrelingua, concordato con il Provveditorato e curata dall’associazione “Progetto Cina”, per provare ad inserire i giovani in un mercato in espansione.
La lingua cinese si è fatto spazia lentamente, bisogna guardare infatti agli anni novanta, quando i primi quattro atenei iniziarono a guardare a oriente: la romana Sapienza, l’Orientale a Napoli, Ca’ Foscari a Venezia e l’università degli studi a Milano.
Nel corso degli anni anche altre università hanno intrapreso lo stesso percorso, finanziando borse di studio che annualmente consentono a centinaia di universitari di recarsi a Pechino, Shanghai e Guangzhou per perfezionare la conoscenza di una lingua che si compone di 5.000 caratteri, da imparare a memoria.
Intanto solo nel marzo del 2012 il Miur ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la fondazione “Italia-Cina”, impegnandosi a portare il putonghua nelle superiori, implementando corsi di lingua e cultura cinese negli istituti tecnici e professionali per offrire occasioni ai giovani studenti di migliorare le loro competenze nella preparazione all’accesso al mondo del lavoro.
Nelle scuole dove il cinese ha preso il via si potrà scegliere tra l’inglese ed il cinese. Chi opterà per quest’ultimo, nel quinquennio studierà in cinese anche materie come scienza, storia e geografia.