Qualcosa si muove nel mondo della Scuola: sono sempre più numerosi i docenti sensibili al rischio imminente di catastrofe climatica globale. Ha avuto luogo l’11 aprile al Liceo Scientifico “Morgagni” di Roma un importante incontro sul tema “I cambiamenti climatici e la Scuola: quale futuro?”.
Ad organizzarlo un docente di fisica del Liceo, il professor Nicola Nigro.
È intervenuto il professor Antonello Pasini (ricercatore del CNR e docente di Fisica del clima presso l’Università “Roma Tre”).
Marco Cinque, docente di inglese, attivista per i diritti umani e ambientali nonché scrittore, poeta e musicista, ha eseguito alcuni intermezzi poetici e musicali sul tema, particolarmente coinvolgenti. Moltissimi i docenti intervenuti: la Sala Conferenze del Liceo era piena.
La relazione del professor Pasini ha riguardato gli ultimi studi sull’argomento, con particolare attenzione al ”che fare” per diffondere consapevolezza tra il grande pubblico. Chi ha compreso la gravità del pericolo sa che i politici metteranno seriamente in agenda il problema solo se e quando saranno gli elettori a premere dal basso perché questo accada. L’informazione scientifica sul tema è dunque fondamentale per ottenere un cambio di passo dei Governi mondiali, a cominciare dal nostro.
Il dibattito finale ha evidenziato l’impegno di molti insegnanti nel mettere la propria professionalità al servizio di una presa di coscienza collettiva sulla questione.
A margine della conferenza, La Tecnica della Scuola ha intervistato il professor Pasini:
Professore, come valuta la campagna mediatica scatenata contro Greta Thunberg dopo la manifestazione globale del 15 marzo in difesa del clima?
Credo sia abbastanza scandalosa: chi nega i dati di fatto evidenziati da Greta (e Greta dice sostanzialmente «Non dovete ascoltare me, ma gli scienziati, che queste cose le dicono da 30 anni») non solo nega la realtà, ma esprime la propria difficoltà ad accettarla. Infatti — purtroppo lo sappiamo — ci sono tanti interessi economici (nonché una precisa visione del mondo) dietro i problemi che innescano i cambiamenti climatici.
Durante la sua relazione lei ci diceva che praticamente non esistono scienziati del clima che neghino la relazione fra fattori antropogenici e cambiamento climatico…
Ovviamente nella scienza si discute sempre e di tutto; ma ci sono alcuni dati di fatto che ormai sono inoppugnabili. Uno di questi è che il riscaldamento globale esiste ed è inequivocabile. L’altro è che in grandissima parte il cambiamento climatico — questo trend di aumento delle temperature che misuriamo — è dovuto a fattori umani. Naturalmente può capitare di sentir dire dal tale o dal tal altro scienziato che è tutta una bufala. Però io invito sempre i ragazzi — ed anche i professori! — ad andare a vedere sul web (su qualche motore di ricerca scientifico) chi sia la persona che parla di queste cose; la quale può essere anche un cattedratico molto importante di qualche settore molto diverso, ma la scienza del clima sta andando avanti con metodi molto particolari, e bisogna fare fisicamente scienza del clima per saper poi di cosa si parli.
Quindi bisogna anche imparare a distinguere fra le opinioni e le conoscenze scientifiche?
Assolutamente sì. Una conoscenza scientifica reale è soltanto quella pubblicata su riviste internazionali. Infatti sul mio blog io posso scriver qualsiasi stupidaggine (ovviamente prendendomene le responsabilità); se invece pubblico su una rivista internazionale, questa è una conoscenza controllata da altri scienziati che sono esperti almeno quanto me in questo settore; in tal caso, quindi, siamo un pochino più sicuri che io non scriva stupidaggini.
Lei pensa che i docenti (in particolare quelli delle Scuole Superiori, ma non solo di materie scientifiche) possano avere un ruolo nel diffondere questa consapevolezza?
Assolutamente sì. Da scienziato del clima — e anche da divulgatore — io dico sempre che manca l’anello intermedio: quello della didattica. La didattica è assolutamente importante, ed un’alfabetizzazione su questi temi è fondamentale, soprattutto perché sono temi complessi. Ed oggi la società stessa è complessa: su ogni tematica (dall’economia globalizzata ad internet al cambiamento climatico) bisogna abituare questi ragazzi a ragionare con un sistema complesso, ed a comprendere che le soluzioni non sono “a colpo di Twitter”; e che dunque la risposta non è “o bianco o nero”. Certo, puoi capire che siamo molto vicini al bianco o molto vicini al nero, ma prima devi sapere, devi studiare un determinato problema sulla base della conoscenza scientifica (ma anche umanistica). Quindi la Scuola è assolutamente fondamentale
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