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Il codice etico dei dipendenti pubblici

In 14 articoli composti di 38 commi in tutto è contenuto il nuovo codice etico dei dipendenti pubblici firmato dal ministro Bassanini e pubblicato il 10 aprile scorso sulla Gazzetta Ufficiale.
Molte le norme preesistenti confermate dal codice: ovviamente i dipendenti pubblici non possono accettare regali dai cittadini in cambio di favori, né utilizzare l’auto di servizio a fini privati (ma c’è da chiedersi se c’era davvero bisogno di fare riferimento nel decreto a comportamenti che già sono puniti dal Codice penale).
Alcune norme – sacrosante in linea di principio – sono di difficile interpretazione: il terzo comma dell’art. 2, per esempio, recita testualmente che “il dipendente dedica la giusta quantità di tempo e di energie allo svolgimento delle proprie competenze” (ma in cosa consiste “la giusta quantità di energie”?)
In altri casi sembra invece prevalere il buon senso: è consentito ai dipendenti statali accettare come regali “oggetti d’uso di modico valore”.
Farà discutere l’art. 4 in base al quale “il dipendente comunica al dirigente dell’ufficio la propria adesione ad associazioni ed organizzazioni, anche a carattere non riservato, i cui interessi siano coinvolti dallo svolgimento dell’attività dell’ufficio, salvo che si tratti di partiti politici o sindacati”.
Con l’entrata in vigore del decreto tutti i dipendenti dovranno informare per iscritto il proprio dirigente dei rapporti di collaborazione in qualunque modo retribuiti avuti nell’ultimo quinquennio (ma in realtà già ora i docenti devono avere l’autorizzazione preventiva per poter svolgere altre attività retribuite)
Per i dirigenti le regole sono ancora più ferree: al momento dell’assunzione dell’incarico dovranno infatti comunicare alla propria amministrazione le partecipazioni azionarie possedute e – su richiesta del dirigente superiore – dovranno anche fornire informazioni sulla propria situazione patrimoniale e tributaria.
Sarà vietato per tutti chiedere al proprio superiore il conferimento di un incarico remunerato
L’art. 11 del decreto propone infine una sorta di identikit del “buon  dipendente” nei suoi rapporti con il pubblico: presta adeguata attenzione alle domande di ciascuno, nella trattazione delle pratiche rispetta l’ordine cronologico, non rifiuta prestazioni accampando motivi di troppo lavoro o di mancanza di tempo a disposizione e – soprattutto – rispetta gli appuntamenti con i cittadini. Anche i rapporti con i mezzi di informazione sono regolati dal decreto: bisogna astenersi da dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell’immagine dell’ amministrazione e sarà necessario tenere informato il proprio dirigente dei contatti che intercorrono con gli organi di stampa.

Reginaldo Palermo

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