Letteralmente coding significa «programmazione informatica» ed è una disciplina che ha come base il pensiero computazionale, cioè tutti quei processi mentali che mirano alla risoluzione di problemi combinando metodi caratteristici e strumenti intellettuali (come i giochi interattivi). Partendo da questa disciplina e dal concetto secondo il quale i giovani devono essere parte attiva nella gestione della tecnologia senza subirla, è stato avviato un progetto del Ministero dell’Istruzione, presente nel ddl della «Buona scuola», che avrà il compito di digitalizzare le istituzioni scolastiche e di portare al passo con i tempi l’istruzione italiana.
Questo avverrà non solo portando le reti internet ad alta velocità in tutti gli istituti, ma inserendo un nuovo metodo di apprendimento nelle scuole primarie e secondarie: il coding appunto.
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A questo proposito, riporta Il Corriere della Sera, si è tenuto l’evento «a scuola di Coding», sul tema del pensiero computazionale e della robotica educativa legati all’apprendimento dei bambini ai quali bisogna insegnare a a programmare già a partire da sei anni, se si definisce «programmare» come imparare a trovare una soluzione e svilupparla. Il coding dà ai bambini una forma mentis che permetterà loro di affrontare problemi complessi in poco tempo quando saranno più grandi.
L’insegnamento della programmazione a bambini così piccoli avviene tramite l’utilizzo di giochi interattivi, come i robot che obbediscono a comandi in codice, oppure, tramite apposite applicazioni, come Scratch: un «tool» di programmazione visuale che permette di creare il proprio gioco virtuale o speciali animazioni.