Categorie: Ordinamento

Il collegio dei docenti è un organismo di governo e non un ufficio che ratifica le strategie dirigenziali

Nel nuovo mondo scolastico dell’autonomia, in questi ultimi due lustri, si sono modificate tante cose, si è modificato il modo di pensare, quello di agire, di organizzare il lavoro ed anche il linguaggio si è modificato. Prima le decisioni venivano prese collegialmente, nel luogo deputato che era il collegio dei docenti, oggi anche se formalmente è ancora, per volere dei decreti delegati del 1974, lo stesso collegio che delibera, le decisioni vengono prese in altre stanze e da un ristretto numero di persone.
In molte scuole sono nati i cosiddetti “consigli di direzione”, in cui si propongono strategie didattiche, di orientamento, di marketing, si propone addirittura la flessibilità oraria dei curricoli didattici, per decidere la rotta di direzione della scuola.
In seguito, le decisioni prese e votate in seno a quello che viene chiamato deliberatamente “consiglio di direzione”, viene ratificato dal collegio dei docenti, che a volte non si rende nemmeno conto della vera e propria usurpazione di potere che viene di fatto indotta. La domanda che sorge spontanea è: “ma dove sono finiti quei bei collegi di una volta?”. “Quei collegi in cui si discuteva, a volte anche animatamente e senza esclusione di colpi, e alla fine si decideva anche a stretta maggioranza?” “Dove sono finiti quei docenti che amavano partecipare, come primi attori, alle decisioni governative della scuola?”
Si tratta di flebili ricordi del passato, di una scuola che non c’è più, di cui è rimasta solo la vecchia normativa dei decreti delegati del 1974, integrata dalla legge n. 297/1994, in cui è chiaro che il collegio dei docenti è un organismo di governo della scuola, ma che di fatto è stato esautorato da un’altra norma non scritta, ma che viene attuata con fermezza e decisione, in nome dell’autonomia scolastica.
Che il collegio dei docenti è un organismo di governo, in cui chi lo presiede, cioè il dirigente scolastico, è chiamato ad eseguire le delibere approvate dallo stesso con una votazione interna, è detto e scritto nel D.P.R. 416 del 31 maggio 1974. All’art. 4 di tale decreto è chiaramente spiegato che il collegio dei docenti ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico del circolo o dell’istituto. In particolare cura la programmazione dell’azione educativa anche al fine di adeguare, nell’ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di insegnamento alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare.
Esso esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento garantita a ciascun insegnante; formula proposte al direttore didattico o al preside per la formazione e la composizione delle classi, per la formulazione dell’orario delle lezioni e per lo svolgimento delle altre attività scolastiche, tenuto conto dei criteri generali indicati dal consiglio di circolo o d’istituto. E’ cosa nota, a tutti i docenti, che molte delle prerogative del collegio, scritte nel D.P.R. 416/1974, sono diventate, nella scuola dell’autonomia, anacronistiche e non sono figlie di questo tempo. L’asse del potere governativo della scuola di oggi, si è spostato tanto e tale spostamento ha generato un’insanabile frattura tra il collegio e chi nella realtà governa la scuola.
Oggi in alcune scuole, con l’avanzamento di una sorta di governo autarchico, che tutto regola all’interno dell’istituzione scolastica, si è arrivati al punto di minare addirittura la libertà d’insegnamento di molti docenti, che si sentono sempre più vessati e ingabbiati in una logica di scuola che non condividono. La riflessione che molti docenti si pongono è la seguente: “l’autonomia scolastica sta facendo inesorabilmente il suo corso, per un volere politico trasversale, ma gli organi collegiali della scuola di oggi, sono ormai completamente svuotati di significato e privi di ogni potere, anche se le norme vigenti dicono completamente il contrario”.

Lucio Ficara

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Lucio Ficara

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