Categorie: Politica scolastica

IL COMMENTO – Bancari al collegio docenti per vendere prodotti e servizi agli insegnanti

Ci mancavano giusto le banche nella scuola pubblica statale, così, per completare l’opera.

Evidentemente l’ingresso in pompa magna dei privati e dei comitati d’affari nella scuola pubblica statale che molti lungimiranti e cattivi profeti paventavano è divenuto realtà.

È l’incredibile storia accaduta lo scorso 18 maggio in un istituto comprensivo di un comune della provincia di Genova. I docenti della scuola in questione, indignati e costernati per aver dovuto subire per un’ora la pubblicità di offerte creditizie, finanziarie e commerciali proposte da 4 funzionari di un istituto di credito, si sarebbero visti piombare nell’aula magna dell’istituto, a loro insaputa, questi brillanti promotori finanziari a caccia di clienti.

I bancari, erano stati ovviamente autorizzati a presenziare al collegio e presentati agli ignari insegnanti dal dirigente scolastico, al quale forse è sfuggito di trovarsi in una istituzione pubblica – “la Scuola Pubblica Statale” – e in seno ad una importante riunione di organo collegiale, e non in un meeting pubblicitario della propria azienda privata.

 

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Questi fenomeni, purtroppo, sono in crescita esponenziale nelle scuole pubbliche, derivanti forse da una distorta e autocratica visione e gestione dell’autonomia scolastica.

Fatto sta che ormai ai più non sfugge che alcuni Presidi si atteggiano a veri e propri titolari d’azienda, e cercano sponsor, chiedono finanziamenti, stringono patti e alleanze, stipulano convenzioni con qualsivoglia società o azienda privata.

Un vero campo minato dunque, per gli stessi DS, che potrebbe anche ricondurre a legittimi pensieri d’insane o poco limpide dinamiche dei motivi per cui un dirigente della scuola pubblica abbia interesse ad entrare in questi affaristici rapporti con soggetti privati.

Il dirigente scolastico, purtroppo o per fortuna, è solo un mero dirigente della pubblica amministrazione e non un amministratore delegato d’azienda o un imprenditore, e come dirigente della pubblica amministrazione ha il dovere e l’obbligo di attenersi scrupolosamente alla disciplina giuridica, legislativa e contrattuale vigente, che detta limiti e pone vincoli ben precisi e definiti.

Amministrare una pubblica amministrazione, lo sanno bene i Dirigenti, è cosa molto difficile e delicata, e le iniziative personali e arbitrarie potrebbero costare molto caro a chi “abusa” del proprio ruolo pubblico istituzionale per fini o scopi non meglio identificati; come del resto, proprio in questi giorni, stanno dimostrando parecchi casi balzati agli onori delle cronache giudiziarie nazionali.

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Carmine Nicoletti

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