La spesa pubblica è in calo e nel 2016 oltre 3 miliardi risparmiati andranno al comparto Scuola.
Ad annunciarlo, il 17 febbraio in un’intervista al quotidiano ‘La Stampa’, è stato Yoram Gutgeld, chiamato a fare un bilancio del suo primo anno da consigliere economico del premier Matteo Renzi e da commissario alla spending review.
L’esperto di economia ha spiegato che “stiamo passando alla fase due della revisione della spesa in cui si va dai semplici tagli a una revisione strutturale, che punta a cambiare la qualità della spesa”.
Non accetta chi critica l’azione del governo, perché “stiamo facendo tantissimo. Basta pensare che la spesa corrente dal 2013 al 2016, come percentuale del Pil, è scesa dell’1,6%. In Germania quando Gerhard Schroeder fece le riforme a inizio anni 2000 in un triennio le spese scesero solo dello 0,6% del Pil”,
“I dati finali – continua Gutgeld – li daremo in marzo, ma intanto posso anticipare che nel 2016 la spesa nominale per i cosiddetti servizi generali, quella meno produttiva, è scesa di circa 4,5 miliardi rispetto al 2014. Sono soldi che si sono potuti dirottare su altre voci, con l’obiettivo di non ridurre il livello di servizi per i cittadini, ad esempio aumentando di oltre 3 miliardi la spesa per la scuola e di un miliardo quella per la Sanità”.
Insomma, è chiaro che se il piano espresso dal consulente economico governativo dovesse avere seguito, si tratterebbe di un’inversione di tendenza. Tanto per renderci conti, nel 2011 l’allora ministro Maria Stella Gelmini programmò un taglio triennale di spese sulla scuola pari ad 8 miliardi di euro.
E il piano andò in larga parte in porto, portando a regime operazioni di “cassa” come il dimensionamento, la riduzione di organici e l’innalzamento del numero di alunni per classe. Ora, recuperare tre miliardi in un colpo solo costituirebbe una bella notizia. C’è poi da capire dove andranno a confluire. È probabile che almeno una parte vadano a finanziare i decreti attuativi della riforma della Buona Scuola, come, ad esempio, la revisione della scuola 0-6 anni o del sostegno.
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Guardando all’Europa, al vertice di Bruxelles “arriviamo con una conferma della linea che abbiamo adottato fin dall’inizio, spiegando che siamo ligi a tutte le regole di bilancio europee, più di altri Paesi”.
Il commissario alla spending review ricorda che “l’Italia è il Paese che in un anno ha fatto il balzo maggiore: da un -0,4% siamo passati a un +0,7%. Ma è vero che la crescita europea è insoddisfacente e l’unico modo per mettere il debito sotto controllo è garantire una crescita robusta. Anche chi si preoccupa per la sostenibilità del nostro debito, come i tedeschi, deve capire che la crescita oggi è la priorità”.
Infine, Gutgeld commenta le parole di Mario Draghi, pronunciate lunedì scorso: “il presidente della Bce dice che da un lato bisogna ridurre le tasse e dall’altro aumentare gli investimenti. È proprio quello che stiamo cercando di fare, con una riduzione delle tasse di 29 miliardi nel 2015”.
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