C’era una volta Sfigatto.
Sfigatto aveva 24 anni e si era appena laureato in Giurisprudenza all’Università La Sapienza Di Roma con il massimo dei voti. Sfigatto un giorno vide su internet il bando per il concorso DSGA: era dicembre 2018. Si informò, cercò di capire in cosa consistesse quel lavoro, chiamò persino una sua vecchia insegnante del liceo con cui era rimasto in contatto per farsi spiegare meglio e alla fine decise. Avrebbe fatto il concorso!
Iniziò subito a studiare, il programma era lungo, meglio iniziare subito. A maggio 2019 fu pubblicata la batteria dei test per la preselettiva, 20 gg di tempo per memorizzare 4.000 test.
Sfigatto faceva i test anche al bagno, di notte, di giorno e quando alla fine arrivò il fatidico giorno, passò la selezione con 97, ne aveva sbagliate solo 3!
Fu ammesso, felice del successo si rimise subito sui libri, aspettando la data degli scritti. Per essere sicuro di farcela, convinse i genitori ad anticipargli i soldi per iscriversi anche ad un super-corso di preparazione (super perché costò un sacco!) e frequentò per due mesi, mettendosi alla prova con simulazioni, interrogazioni e prove di esame.
Finalmente arrivò novembre 2019 e Sfigatto fece le sue due prove d’esame. Era felice di come erano andate le cose: ce l’aveva messa tutta, aveva impiegato 1 anno della sua vita, adesso aveva 25 anni ma di lì a poco tutto sarebbe finito e sarebbe diventato un DSGA!
Riprese a studiare come un matto. Passò Natale, si cominciò a parlare di Covid 19. Intanto alcune regioni pubblicavano la lista degli ammessi all’orale. “Ci siamo” pensò, “tra qualche giorno toccherà anche a me aprire quel file e cercare il mio nome nella lista degli ammessi… che stress l’attesa!”.
Il Covid prendeva sempre più le pagine dei giornali e con esse portava via tempo e speranze, ma le regioni continuavano a pubblicare la lista degli ammessi, quindi “io continuo a studiare, prima o poi uscirà anche il Lazio” si ripeteva. Arrivò la primavera 2020 e con essa giorni bui e tristi di solitudini e ansia. E all’ansia per il Covid si aggiungeva l’ansia di non sapere nulla sul concorso. Poi la situazione dell’epidemia cominciò a migliorare un po’ e alcune regioni cominciarono a fissare le date per gli orali.
Sfigatto aspettava ancora.
Venne l’estate, poi un altro autunno e con esso il Covid entrò nella famiglia di Sfigatto. Prima del Covid in realtà era entrato anche un altro ospite importuno, molto importuno, ma di questo non parleremo affatto.
Insomma l’autunno passò e passò anche il Covid e finalmente Sfigatto uscì da quella stanza in cui era stato segregato per 2 mesi e riabbracciò i suoi cari. A Natale in silenzio davanti al piatto di lasagne ringraziò il cielo per essere ancora vivo.
Poi… a gennaio 2021, mentre Sfigatto era in ospedale per controlli, la chat di gruppo si riempì di centinaia di messaggi…era uscita la graduatoria! Cerca, cerca, cerca S S S … di Sfigatto ce n’era uno solo, era lui, era passato!
Che gioia, che felicità, dopo tutto, dopo tanto, ce l’aveva fatta! Lacrime calde rigarono il viso già tanto provato nell’ultimo anno da ben altre lacrime. Sfigatto aveva 26 anni.
“Adesso si che ci siamo, tra poco ci saranno gli orali!”. Nelle altre regioni il concorso era terminato, gli altri DSGA già avevano fatto il loro primo bilancio preventivo e si accingevano a fare il consuntivo.
Nel Lazio Sfigatto aspettava. Aspettava.
Venne la primavera 2021 e portò con sé altri lockdown e una nuova commissione esaminatrice (il vecchio presidente se l’era data a gambe, era ormai vecchio, non ce la faceva più a reggere tutto quello stress…).
“Beh, adesso ci pensa il nuovo presidente a mettere tutto a posto” pensò Sfigatto. Era marzo.
Ah, scusate, nel frattempo l’Italia aveva cambiato 3 Governi, e adesso c’era niente popò di meno che il dottor Mario Draghi che aveva scelto la squadra dei migliori per la transizione dell’Italia verso la nuova era, e con lui c’erano tanti Ministri importanti, c’era anche Brunetta alla Funzione Pubblica. “Beh se non si muovono adesso!?”.
E infatti….arrivò aprile 2021. Ad aprile i messaggi della chat raggiunsero in una sola ora quota 1.000. “Ecco ci siamo, abbiamo le date!” pensò Sfigatto.
Ma era solo un ricorso, da parte dei non ammessi agli orali. “Dai, cosa vuoi che sia un ricorso? Tutti i concorsi in Italia hanno almeno un ricorso annesso! Fa parte del pacchetto. Fai un concorso? Fai anche il ricorso” diceva il papà di Sfigatto per tirarlo su e convincerlo a studiare.
Ma Sfigatto studiava, in realtà non si era mai fermato. Stava frequentando anche un corso di preparazione all’orale (per gli scritti era andato bene..) e quindi aveva convinto i genitori a sborsare altri soldi per un super-corso di formazione (super perché costava un sacco).
Poi arrivò Brunetta e disse che i concorsi per potersi fare devono rispettare certi protocolli e quindi… l’USR non capiva come uscirne. “Ma no” si disse Sfigatto “vedrai che non sarà certo il protocollo il motivo del ritardo, impossibile! Siamo solo 189, mica si tratta di un concorso per migliaia di aspiranti. No, non è questo il motivo, ci sarà altro” pensò Sfigatto.
Allora Sfigatto si fermò un attimo e per la prima volta dopo 2 anni e mezzo si sentì perso: realizzò che aveva ormai 27 anni e aveva passato 3 anni dietro ad un concorso che forse non avrebbe neanche superato!
Aveva passato il tempo con il naso sui libri a studiare, non aveva fatto altro: il CV non l’aveva neanche scritto ed al Master non ci aveva neanche pensato, perché i soldi il papà glieli aveva dati per i super-corsi di formazione.
Sfigatto pianse, pianse amaramente, di nuovo lacrime calde.
Sfigatto era solo, non ce la faceva più.
Allora, chiuse tutti i libri, aprì il PC e cominciò a scrivere una storia.
Lettera firmata