Il concorso straordinario abilitante approvato giorni fa dal CdM sta provocando inquietudini e proteste sia da parte dei docenti delle scuole paritarie, che da parte dei gestori delle stesse.
Si lamenta esclusione, discriminazione, ingiustizia, si evocano addirittura “sistemi totalitari” per il fatto che il servizio scolastico prestato nelle paritarie private non viene considerato allo stesso modo del servizio nelle scuole statali.
Si paventa persino che le paritarie saranno costrette a chiudere perché viene impedito ai loro (?) docenti di abilitarsi, dimenticando che invece ne potranno assumere diversi altri, più qualificati e già abilitati.
Le varie lamentele però non trovano fondamento né nella l. 62/2000, né in altre leggi, né nella Costituzione vigente.
Perciò, non si vede nessuna discriminazione del Miur o del governo a danno dei docenti non abilitati che insegnano nelle paritarie; il motivo della non-inclusione è costituito dal fatto che l’assunzione presso le paritarie è a totale discrezione dei gestori delle stesse (e anche dei docenti che accettano); ciò costituisce una specie di corsia riservata di sorpasso gradita a chi ha la paritaria sotto casa o non ha altra possibilità con la scuola pubblica; pretendere poi la valutazione del servizio nelle paritarie nei concorsi statali è un po’ come volere la botte piena e la moglie ubriaca; lo dico con convinzione e in onestà.
Il significato della parità, di cui alla l. 62/2000, non va cercato nei dizionari o tramite analisi etimologiche; ma è la stessa l. 62/2000 che lo riporta esplicitamente e senza possibilità di dubbi: “Si definiscono scuole paritarie, a tutti gli effetti degli ordinamenti vigenti, in particolare per quanto riguarda l’abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale …. “.
Sorprende un poco il fatto che alcuni gestori di scuole paritarie si accalorino tanto in difesa dei loro docenti, ma devono essere importanti gli interessi concreti (collettivi e individuali) coinvolti, visto il supporto massiccio della gerarchia; e ci sono anche concorrenti interessi di partiti e di politici di destra che aspirano all’endorsement della Chiesa.
Vincenzo Pascuzzi