Secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri, è necessario portare il congedo obbligatorio di paternità entro il primo mese di vita del figlio fino a quindici giorni e questo perché rispetto ai congedi dei padri, nei “primi sei mesi del 2016, da quando cioè è stato introdotto il secondo giorno, abbiamo avuto gli stessi numeri di tutto il 2015”.
“Sono molto d’accordo con la proposta di congedo di paternità obbligatorio. Si tratta di una proposta importante per il nostro paese, dove il peso dei figli ricade sempre sulle donne. Una donna lavoratrice con un figlio è penalizzata nello stipendio del 15% in media. In altri paesi non è così, ad esempio in Danimarca lo stipendio aumenta. Dunque la penalizzazione delle donne non è assolutamente un fatto inevitabile”.
Ecco allora che il congedo di paternità servirebbe anche “per ridurre le asimmetrie, perché i datori di lavoro percepiscono le donne come un costo”.
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Ma c’è anche il problema culturale: “è ancora diffusa la percezione – fa notare Boeri – che le madri che lavorano siano cattive madri”. Insomma si “è creato un circolo vizioso” per cui all’interno della famiglia si fa gravare tutto sulla donna, mentre “il potere contrattuale resta agli uomini”. Dunque “va rotto un circolo vizioso”.
“Credo – afferma il presidente dell’Inps – che bisognerebbe lavorare sugli incentivi, ma in Italia gli incentivi non bastano. Servono choc che siano capaci di rompere un equilibrio consolidato. Poi si spera che diventino un meccanismo”. Ma non è tutto: “Studi fatti nei paesi in cui è stato introdotto il congedo di paternità obbligatoria dimostrano che la presenza del padre aiuta lo sviluppo cognitivo figli e ne migliora il rapporto. Quindi, quando si parla di queste proposte non si deve solo pensare al lavoro delle donne ma anche al benessere dei figli”.
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