Il Governo italiano dovrà rispondere entro il 15 novembre dopo che il Consiglio d’Europa ha dichiarato ammissibile il ricorso 146/17 per abuso di supplenza. “La decisione che ne scaturirà sarà quindi vincolante per le autorità nazionali ai sensi della Carta sociale europea”. L’Anief, dando la notizia, fa sapere che le proprie tesi, secondo cui a “differenza del settore privato nel pubblico impiego, e in particolare nella scuola, dopo 36 mesi di servizio a tempo determinato in assenza di ragione oggettive non sia consentita la conversione del rapporto di lavoro, ma addirittura l’espulsione dallo stesso mercato del lavoro”, siano state accette.
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Esaminato il caso, il Comitato UE ha prima rigettato la posizione di Anief e poi “ha osservato che l’Italia ha ratificato la Carta il 5 luglio 1999, quindi è legata alle sue disposizione dal 1° settembre 1999: il reclamo quindi è motivato”.
“I tre anni di servizio a tempo determinato rappresentano una sorta di viatico, in presenza di abilitazione e posto libero: vanno considerati come soglia da considerare per l’assunzione a titolo definitivo. E non come blocco da imporre per scongiurare questo diritto. È evidente che il comma 131 della Buona Scuola è stata creata appositamente per aggirare le direttive UE. Per le stesse motivazioni, sempre in Europa, abbiamo avviato la discussione della petizione presso il Parlamento Europeo, la presentazione del reclamo al consiglio d’Europa, ci siamo rivolti alla Cedu, la Corte europea dei diritti dell’Uomo e ora al Comitato Europeo dei diritti sociali”.
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