Il ministero dell'Istruzione in Viale Trastevere a Roma
Per finanziare i contratti pubblici del triennio 2022/2024 sarà necessaria una sostanziosa revisione della spesa delle amministrazioni centrali dello Stato.
Lo dice chiaramente il Documento di Economia e Finanza approvato nei giorni scorsi dal Governo che ha indicato anche con una certa precisione le cifre in gioco.
Il Def parla di risparmi di 800 milioni di euro per l’anno 2023, 1.200 milioni per l’anno 2024 e 1.500 milioni di euro il 2025.
“La ripartizione tra i Ministeri e le aree di intervento saranno individuate – si legge sempre nel documento – con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (entro il 31 maggio) su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri”.
Ovviamente la previsione non può trovare consenso fra le organizzazioni sindacali.
E infatti in queste ore un comunicato unitario di Cgil, Flc e FP (Funzione pubblica) parla esplicitamente di una vera e propria “beffa per quel mondo del lavoro che quotidianamente garantisce servizi e diritti fondamentali ai cittadini”.
“Finora – sottolineano Cgil, Flc, Fp – la revisione della spesa nel nostro Paese si è realizzata attraverso due leve: il blocco della contrattazione e il blocco del turn over. Poche altre misure hanno consentito risparmi evidenti”.
“Queste politiche – proseguono – hanno prodotto, per diversi anni, un arretramento nelle retribuzioni medie, già inferiori rispetto a quelle di altri Paesi europei, nonché una riduzione dell’occupazione stabile, ormai da cinque anni sotto i tre milioni di dipendenti con delle gravi emorragie in alcuni comparti”.
“Riproporre queste stesse misure in una fase di emergenza occupazionale e salariale significa – avvertono Cgil, Flc, Fp – colpire, ancora una volta, il mondo del lavoro pubblico con le conseguenti ripercussioni sul sistema dei servizi”.
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