I dati dello sciopero del 30 maggio non sono straordinari (in passato ci sono state iniziative molto più partecipate) ma che i sindacati considerano complessivamente soddisfacenti.
Il risultato della protesta servirà non solo per tentare di fermare (o almeno di cambiare) il testo del decreto legge 36 ma anche per dare avvio con maggior forza alla trattativa per il rinnovo contrattuale (il 7 giugno è in programma un incontro presso la sede dell’Aran).
Su entrambi in versanti non sarà facile (anzi forse sarà addirittura impossibile) ottenere i risultati che il mondo della scuola auspica.
Sul decreto legge 36 le forze politiche hanno già fatto intendere che si potranno cambiare alcune cose, ma l’impianto rimarrà quello che è uscito dal Consiglio dei Ministri.
Il contratto non si chiuderà in poche settimane e forse neppure in 2-3 mesi perché i nodi da sciogliere non sono pochi e, soprattutto, sono piuttosto complicati.
Tanto che Ivana Barbacci, segretaria generale di Cisl Scuola, prevede che la firma potrebbe arrivare a fine anno, escludendo in ogni caso che la trattativa possa concludersi nel periodo estivo, a scuole chiuse.
Ma con la segretaria di Cisl Scuola facciamo un’analisi a tutto campo sugli scenari che si aprono all’indomani dello sciopero.
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