I docenti abilitati con TFA hanno dovuto assistere, in seguito alla pubblicazione da parte del MIUR del comunicato stampa relativo all’aggiornamento delle graduatorie di istituto, al proliferare di un’indegna campagna volta a delegittimare l’adozione di un differenziale di punteggio che rende finalmente giustizia al valore selettivo del titolo TFA. Gli autori di questa campagna infamante nei confronti degli abilitati TFA sono stati ancora una volta i sindacati della scuola, i più strenui difensori dei PAS, che hanno definito “scandalosa” la distinzione di punteggio operata dal MIUR a favore del TFA (GILDA), minacciando l’impugnazione del decreto e la promozione di una serie di ricorsi volta ad annullarla (CGIL, CISL, UIL, SNALS), inventando e accampando falsi vizi procedurali. L’ANIEF, dal canto suo, ha sottolineato come tale provvedimento penalizzi i 65000 docenti che frequenteranno i PAS, premiando la selezione ai corsi TFA senza un adeguato supporto normativo.
Di fronte a questa campagna denigratoria del merito dimostrato dagli abilitati TFA, il Coordinamento non può che rispondere a tono, definendo scandalosa, piuttosto, la mancanza di obiettività da parte dei sindacati stessi e deprecando non solo la loro assenza nella tutela dei diritti di una parte dei lavoratori della scuola (gli abilitati TFA, per l’appunto), che da due anni ormai hanno sopperito autorappresentandosi in tutte le sedi istituzionali, ma soprattutto la loro faziosità che, dietro ad una facciata di presunto egualitarismo, nasconde il preciso intento di favorire gli abilitati PAS, debitori nei confronti delle organizzazioni stesse che hanno ottenuto per loro l’ennesima sanatoria da cinquant’anni a questa parte.
Da questa unione di interessi reciproci è scaturita quella insopportabile retorica passino-sindacale che rappresenta in modo deformante gli abilitati TFA come migliaia di giovani neo-laureati inesperti che hanno avuto il solo merito di superare una prova selettiva a quiz piena di errori e che ora rischierebbero di sottrarre le supplenze a quei valorosi docenti che hanno avuto il vero merito di tenere aperte le scuole italiane con sacrificio ed eroismo.
Una costruzione tanto melodrammatica, commovente e stucchevole, quanto falsa. Gli abilitati TFA, infatti, hanno un’età media di 38 anni, sono composti sia da giovani neo-laureati, sia da migliaia di precari che hanno svolto servizio per anni nella scuola italiana. Essi hanno l’unica colpa di aver superato tre prove selettive (test nazionale, prova scritta e orale) e di aver affrontato un percorso di gran lunga più impegnativo rispetto al raffazzonato pacchetto PAS da tre mesi, cimentandosi in più nel tirocinio diretto in classe sotto supervisione di tutor (previsto anche per chi aveva un servizio pluriennale).
Per i sindacati italiani, garanti delle sanatorie che hanno dequalificato nei decenni l’offerta formativa del sistema scolastico italiano, la differenza oggettiva rappresentata dalla triplice prova selettiva non deve costituire motivo di una distinzione tra i due titoli. Occorre allora far presente a costoro e ai PAS che rappresentano, che la differenza di punteggio tra TFA e PAS è la misura minima in grado di equilibrare il vantaggio di cui godono questi ultimi, portatori di punteggi stratosferici, e di risarcire i tieffini del danno causato dalla promozione di una sanatoria che ha pregiudicato il rapporto tra abilitati e fabbisogno scolastico.
Sorprende, e quasi disgusta, che proprio chi ha gridato alla “guerra tra poveri” ora sia pronto a scendere in piazza a protestare contro la parte più penalizzata tra quei poveri, come se ci fossero, pertanto, lavoratori per i quali vale la pena lottare e altri che debbano essere sacrificati.
Sorprende, e certamente disgusta, l’atteggiamento prevaricatore di chi, attraverso sigle come MIDA, avrebbe la pretesa di unire sotto il falso slogan l’ “unione fa la forza” passini e tieffini, che rappresentano invece due modalità diametralmente opposte di concepire il reclutamento degli insegnanti del Paese.
La reazione dei sindacati al decreto di aggiornamento conferma, poi, l’atteggiamento fazioso e parziale con cui hanno affrontato la questione: mentre ad inizio anno scolastico 2013/14 tacevano sulla richiesta degli abilitati TFA di fruire del titolo di abilitazione conseguito per l’assegnazione degli incarichi di supplenza, negli ultimi mesi hanno preteso che il MIUR concedesse una riserva illegittima ai PAS (per la quale ci sarebbe voluta una modifica al Regolamento delle supplenze del 2007). Non paghi di aver ottenuto dal Ministro la soluzione pressoché equivalente della doppia finestra di aggiornamento annuale della II fascia delle graduatorie di istituto per i PAS, gli stessi ora criticano la mancanza della riserva pattuita, con il vero obiettivo di demolire la differenza di punteggio prevista dal decreto.
Se si analizza in modo obiettivo la tabella di valutazione dei titoli per la seconda fascia della graduatoria di istituto, in realtà, si finisce per scoprire come la distinzione di 36 punti attribuita a favore del TFA ammonti, in realtà, a 24 punti netti, visto che agli abilitati TFA non è consentito caricare il punteggio di servizio eventualmente svolto durante l’anno di frequenza del corso (diritto di cui godono invece gli abilitati PAS).
Dall’allegato al presente comunicato, in cui il Coordinamento dimostra aritmeticamente come tale differenziale di punteggio consenta al massimo ad un abilitato TFA senza servizio di raggiungere un abilitato PAS con il minimo punteggio (tre anni di servizio necessari ad accedere al percorso speciale di cui uno solo specifico sulla classe di abilitazione), si evince perciò cometale soluzione rappresenti solo un tentativo parziale di riequilibrare una condizione di svantaggio iniziale per chi ha superato un percorso selettivo. La differenza di punteggio, quindi, non solo non compensa adeguatamente il valore del merito con il servizio pregresso, ma soprattutto non evita ad un abilitato TFA privo di servizio di essere scavalcato dagli abilitati PAS con il minimo punteggio di servizio. In Italia, caso unico in Europa, grazie alla complicità dei sindacati e alla compiacenza della vecchia gestione ministeriale, si verificherà il fenomeno per cui, migliaia di abilitati che non hanno superato mai una prova selettiva in vita loro (fallendo l’accesso in 13 anni a vari cicli SSIS e al TFA) finiranno per sopravanzare in graduatoria quegli 11000 docenti meritevoli che ne hanno superate tre.
Proponiamo qui di seguito un breve esame della tabella di valutazione dei titoli per la II fascia delle graduatorie di istituto, con l’intento di dimostrare come il differenziale di punteggio tra TFA e PAS costituisca una misura capace di riequilibrare solo parzialmente lo svantaggio da cui partono gli abilitati TFA.
La tabella, infatti, assegna, rispettivamente:
TFA: 12 punti di titolo in base al voto (A.1) + 12 punti per la durata annuale del corso (come compensazione del divieto di caricare il punteggio di servizio eventualmente svolto durante il TFA) + 30 punti bonus per il percorso selettivo (A.4) = 54 PUNTI TOTALI
PAS: 12 punti di titolo in base al voto (A.1) + 6 punti bonus aggiuntivi (A.5) = 18 PUNTI TOTALI
DIFFERENZA FORMALE: 36 PUNTI
Considerando che agli abilitati PAS viene data la possibilità di caricare il servizio svolto durante l’anno di frequenza del corso abilitante, la differenza si riduce a 24 PUNTI.
In altre parole, i 12 punti per la durata del corso attribuiti d’ufficio al TFA vanno ad annullare i 12 punti di servizio che i PAS potranno caricare durante la frequenza del corso (a differenza degli abilitati TFA) e la distinzione si riduce così alla differenza tra i due bonus: 30 p. TFA – 6 p. PAS= 24 PUNTI.
DIFFERENZA REALE: 24 PUNTI
Basterebbero 24 punti di differenza agli abilitati TFA per scavalcare i PAS e privarli delle supplenze?
Certamente no. Gli abilitati PAS con punteggio più basso, infatti, sono quelli che hanno avuto accesso ai corsi con un anno specifico di servizio sulla classe di concorso di abilitazione (12 punti) e due anni non specifici (12 punti). Considerando quindi che i passini con i punteggi più bassi vanno dai 24 ai 36 punti (tre anni di servizio specifico), e che quelli con i punteggi più alti superano di gran lunga i 100 punti, abbiamo:
ABILITATO PAS con un solo anno di servizio specifico: 18 punti di titolo + 24 di servizio (entro l’a.s. 2012/13) + 12 punti caricabili per il servizio svolto nell’a.s. 2013/14 = 54 PUNTI
ABILITATO PAS con tre anni di servizio specifico: 18 punti di titolo + 36 di servizio + 12 punti caricabili per il servizio svolto nell’a.s. 2013/14 = 66 PUNTI
ABILITATO TFA senza servizio pregresso= 54 PUNTI di titolo.
Considerando poi che un PAS può avere fino a 13 anni di servizio (dall’a.s. 1999/2000 all’a.s. 2012/13) e che il precedente corso riservato speciale c’è stato nel 2005 (per il quale occorrevano 360 giorni di servizio) si può ipotizzare il profilo tipo del passino:
ABILITATO PAS con 9 anni di servizio specifico (dall’a.s. 2004/05 all’a.s. 2012-13) più anno di servizio 2013/14= 18 punti di titolo + 120 di servizio = 138 PUNTI.
Un abilitato TFA, per superare tale profilo tipo di abilitato PAS, dovrebbe possedere, oltre ai 54 punti di titolo, almeno 7 anni di servizio specifico.
Da un esame degli elenchi PAS delle classi di concorso in cui si lavora maggiormente, si possono individuare, oltretutto, docenti con punteggi che superano abbondantemente quota 150.
Sulla base di questa rapida disamina, dunque, è possibile affermare con certezza come il differenziale di punteggio stabilito dalla tabella di valutazione dei titoli sia una soluzione parziale e non sufficiente ad evitare che molti abilitati TFA vengano superati dai PAS.
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