Dopo la Lega e Italia Viva, anche Forza Italia grida all’allarme per le scuole paritarie: istituti in continua riduzione di iscritti e che ora, a causa del blocco della didattica in presenza per via del Coronavirus, stanno anche perdendo i soldi delle rette pagate dalle famiglie.
“Tra gli effetti devastanti della crisi che il coronavirus sta generando nel nostro paese – dicono Mariastella Gelmini, deputato e capogruppo di Forza Italia alla Camera e Massimiliano Salini, europarlamentare e coordinatore di Forza Italia in Lombardia -, c’è la grave situazione in cui si trovano le famiglie con figli iscritti alle scuole paritarie, che svolgono un servizio pubblico fondamentale”.
Alle 12 mila scuole paritarie italiane, comprese le laiche, sono iscritti circa 867 mila alunni, di cui la gran parte nella scuola del primo ciclo: al loro interno, vi operano circa 150 mila docenti e Ata.
I due forzisti fanno riferimento ad una “petizione che sta circolando in questi giorni”, attraverso la quale si chiede “la detraibilità integrale del costo delle rette versate alle scuole paritarie dalle famiglie, in difficoltà a causa dell’epidemia, per tutta la durata dei mesi di chiusura delle scuole. L’ammontare può essere calcolato tenendo conto del “costo standard di sostenibilità per allievo” già da tempo definito dal Ministero economico”.
“È fondamentale – concludono Gelmini e Salini – che il Governo si prenda cura di questa situazione e intervenga. Non con aiuti alle scuole: non si chiede questo. Ma con un reale e indispensabile sostegno alle famiglie, per garantire il diritto alla libera scelta educativa per i loro figli. E anche per far sì che le scuole non chiudano, creando in aggiunta anche un ulteriore e grave problema occupazionale per i lavoratori di queste scuole”.
Ad essere preoccupati per il destino delle scuole paritarie è anche Federica Ortalli, presidente di Assonidi, associazione aderente alla Confcommercio milanese, secondo il quale l’emergenza economica legata alla pandemia del Coronavirus rischia di far chiudere per sempre “nel giro di 1-3 mesi al massimo” il 40% degli asili nido e delle scuole d’infanzia private a Milano.
“I costi di gestione tra stipendi del personale, locazione e utenze, senza un introito non si possono onorare. Siamo micro-piccole imprese vicinissime al collasso”, dice ancora Ortalli.
Solo in Lombardia, sono oltre 1.400 gli asili nido e le scuole d’infanzia private, a Milano 250 (più di 120 le strutture convenzionate con il Comune che seguono 5mila bambini). E l’offerta dei gestori privati alle famiglie lombarde, spiega l’associazione, “è molto importante: il 70% dei posti per i bambini da 0 a 3 anni” e “gli educatori in tutta la regione sono circa 5mila”.
Confcommercio Milano, tra l’altro, evidenzia un passaggio di una lettera che Assonidi ha di recente inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Nascerà – scrive l’associazione – un’ulteriore emergenza sociale per la Nazione: la mancanza di posti per soddisfare le richieste delle famiglie quando inizierà la ripresa del mondo produttivo italiano”.
Un problema in più per lo Stato, che un posto a quei bambini dovrà in qualche modo trovarlo.
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