Deriverebbe da una filosofia didattica lanciata in Usa da Daniel Pink, ex consulente della Casa Bianca, e ripresa da un ex docente di religione che ne sta proponendo dei corsi nelle scuole per rendere più felici gli alunni soprattutto, se ce ne fosse bisogno.
Si tratterebbe di un modello pedagogico che si rifà a Dewey, la cui novità sarebbe la seguente: «Si lavora molto sulla motivazione degli studenti e sulla relazione tra studenti e insegnanti e tra studenti e genitori. Tutte le attività prevedono anche tantissimo tirocinio, tutto l’apprendimento è basato su progetti. I ragazzi vedono uno scopo in ciò che fanno e questo li motiva».
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Ed è bastato diffondere questo principio che, come racconta La Stampa, i primi workshop stanno avendo un ottimo riscontro. «Al primo incontro avevamo previsto venti posti- dice l’ex docente di religione – ma abbiamo avuto 60 richieste. Cerchiamo di coinvolgere i giovani delle superiori. C’è curiosità e soprattutto voglia di apprendere».
Singolari i primi rapporti con le scuole: «L’obiettivo è di portare qualcosa di nuovo e il nostro gruppo di lavoro è aperto anche a confrontarsi con gli istituti scolastici e con le aziende. Chi esce da questi corsi ha una maggiore predisposizione al lavoro in team».
Il sogno è di lanciare sul territorio la prima scuola sul modello «Big Picture» in Italia, un modello già molto diffuso negli Usa, Nuova Zelanda e Australia.
Ci riuscirà il nostro avventuroso eroe deweyano? Lo auspichiamo perché tutte le sperimentazioni meritano comunque attenzione.