Il corteggiamento degli insegnanti è ripreso. I risultati concreti, però rivelano l’uso strumentale dell’approccio politico. E’ in gioco la partecipazione! Senza questa, la democrazia salta. Non è una bella prospettiva!
Il corteggiamento degli insegnanti, la strategia del Pd
Il corteggiamento degli insegnanti è la strategia del Pd. Un partito che deve riallacciare i rapporti con la scuola e non solo. Dopo lo “tsunami-Renzi” e il conseguente disastro elettorale, questa sembra la scelta degli esponenti del PD, soprattutto dei candidati alla segreteria.
Ha iniziato Nicola Zingaretti. Nel mese di novembre ha rilasciato un’intervista a E. Lucci conduttore della trasmissione su Rai2 “Nemo Nessuno escluso”.
Ecco il passaggio che ci interessa:
“Quale sarebbe il tuo primo primo provvedimento come premier? Aumentare gli stipendi agli insegnanti e tenere le scuole aperte fino alle 18 per non lasciare solo nessuno“
La strategia è stata ripresa da un altro candidato F. Boccia: “Su scuola, lavoro e ambiente serve una rottura netta con le politiche che il PD ha portato avanti in questi anni: la buona scuola è stata una riforma disastrosa per gli insegnanti e per l’istituzione scolastica, ripartiamo da scuole aperte h24 da nord a sud, insegnanti valorizzati e un conto per la vita di ogni studente,1.000€ l’anno dal primo giorno di scuola fino alla maturità, per libri, mense, trasporti, attività culturali.”
L’ultima conferma proviene da Maurizio Martina: “Nella scuola, vogliamo ripartire dai docenti e dal loro lavoro, in coordinamento con i dirigenti e il personale non docente. Gli insegnanti vanno formati bene, selezionati meglio, valutati in maniera adeguata e pagati di più: la loro valorizzazione e la loro motivazione passano da qui. È per questo che vogliamo aprire una discussione con il mondo della scuola sulla progressione e sulla diversificazione delle carriere.”
La miopia di una strategia
Adottando questa strategia, gli esponenti politici dimostrano di non cogliere la delusione che serpeggia nel mondo della scuola. Del resto il loro contatto con la realtà raramente è diretto. E’ mediato, filtrato dal gruppo preposto a monitorare l’informazione presente nella Rete. Sempre più importante ( cfr Rapporto sulla comunicazione del Censis, 2018) anche se “liquida”, dinamica e viziata da un “opinionismo di pancia” non sempre supportato dai elementi oggettivi, quali dati e fatti.
Probabilmente è sfuggito a questi addetti il sondaggio di Tecnicadellascuola.it che registra un dato preoccupante: l’87% dei docenti non è soddisfatto dell’operato di M. Bussetti. Tra gli attendisti positivi ci sono i sindacalisti e secondo V. Pascuzzi anche i dirigenti scolastici.
La sfiducia degli insegnanti è il risultato (anche) della presa di coscienza che il cambiamento proposto dagli attuali partner di governo, è risultato inconsistente. Utile slogan per ottenere i consensi elettorali. Niente più! Il Ministro Bussetti ha contribuito a questo risultato con la scelta autonoma di ottimizzare la Legge 107/17 con la strategia del cacciavite, mentre nel programma di governo si parla di superamento della “Buona Scuola”. A questo aggiungo la scelta di declassare le priorità, ponendole nel “dimenticaio” (le classi pollaio).
La delusione degli insegnanti, un pericolo per la democrazia partecipativa
Quindi la situazione è cambiata. Gli insegnanti si trovano davanti al Nulla. Lo stanno osservando. Scriveva F. Nietzsche: “Se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te!”.
Disillusi, direi ormai maturi a rifiutare ulteriori “canti di sirene”. E questo è un problema per la democrazia che si manifesta attraverso il voto. La percezione di un voto inutile favorirà la creazione di una frattura insanabile tra la classe politica e il popolo. La prospettiva porta all’anarchia, al consolidamento del “sovranismo psichico” (Censis,2018), edizione postmoderna del detto di T. Hobbes: “Homo homini lupus”. La conseguente insignificanza della politica consoliderà il processo di riduzione della sovranità nazionale a beneficio di una oligarchia finanziaria. Situazione ipotizzata da C. Lasch nel lavoro La rivolta delle élite che si riprende quello perso nell’età dei diritti sociali (N. Bobbio). A breve (le elezioni europee) potremo verificare se la suddetta ipotesi ha un fondamento. Sicuramente gli unici a non aver capito la situazione sono gli esponenti del Pd e in genere i politici. Pessimo segnale!
di Gianfranco Scialpi