Vi segnalo una situazione paradossale che ci fa capire quale sia il grado di improvvisazione e quante le distorsioni nelle scuole, soprattutto quando ci si lascia condizionare dall’incubo di “non rimanere indietro”.
Su pressione della potentissima Associazione Genitori e avendone la legge disposto l’obbligatoria e immediata attivazione, già da 2 anni è in uso nella mia scuola (il “P. Levi” di Bollate) il famigerato registro elettronico, totem di riferimento di una certa corrente di innovatori.
Con approvazione del Consiglio di Istituto, ma senza alcuna discussione nel collegio dei docenti, i qualiavrebbero voluto forse ragionare anche sull’impatto strettamente didattico dell’innovazione, si procedé subito acquistare i tablet da dare in comodato d’uso ai docenti.
Blandire i docenti con un giocattolino da poter usare anche a casa e isolare così anche i “contrastivi” sempre in agguato, fu evidentemente la mossa strategica dirigenziale.
Ma sappiamo che oramai in tutte le scuole, ad affiancare i DS angustiati da obiettivi problemi di bilancio, vi è sempre una composita élite di vari “saggi e responsabili”, tra cui figurano non di rado anche docenti smaniosi di evidenziare il loro impegno in prima linea, contro quello che ritengono il principale problema della scuola: la distribuzione di benefici “a pioggia” (non vogliono che il “liquido” si disperda …).
Ritengo pertanto che – oltre ai timori di DS e DSGA di caricare la scuola di ulteriori costi futuri – un certo ruolo sia stato giocato anche dai sostenitori morali della lotta senza quartiere a ogni presunto “ingiustificato arricchimento” di noi docenti. Il punto cardinale di riferimento malgrado il tracollo economico che stiamo vivendo.
Conseguenza di questa “guerra agli sprechi”, fu che all’atto della firma del contratto di comodato d’uso, i docenti scoprirono che vi era una clausola per cui essi dovevano genericamente farsi carico dei costi di manutenzione.
La cosa mi parve strana, oltretutto faccio parte della RSU, ma timoroso di non essere adeguatamente sostenuto nella ennesima contesa con l’amministrazione,mi limitai ad avvertire i colleghi di firmare quantomeno con riserva. E così feci pure io.
Che succede se il TABLET non si ricarica più (batteria da sostituire) ?
E’ accaduto proprio al sottoscritto che lo ha immediatamente riconsegnato chiedendo istruzioni.
La risposta del DSGA è stata chiara :
Siccome i docenti hanno accettato una clausola in base alla quale si impegnano a sostenere i costi di manutenzione, la batteria nuova la devono pagare.
Ho fatto presente che io avevo firmato con riserva: “Fatte salve le norme generali sulla strumentazione di lavoro usata dai dipendenti”. E che avevo suggerito di fare altrettanto ai colleghi, parendomi la clausola vessatoria.
Ma il DSGA, abituato evidentemente a confrontarsi con chi si limita a interessarsisolo deI propri problemi personali, ha risposto che non poteva fare eccezioni.
Eccezioni che non sono mai state richieste; in quanto il mio era solo un modo per suggerire di verificare la correttezza della clausola che siamo stati costretti a firmareper avere il tablet in dotazione (oggetto in molti casi tutt’altro che agognato, imposto dal datore di lavoro per una asserita maggiore efficienza).
“Ma non avete avuto i 500 euro per queste spese ?”; è stata la velenosa affermazione fatta da altra impiegata degli uffici.
Ora mi trovo in una situazione imbarazzante;non vorrei infatti essere tacciato di servirmi del ruolo di rappresentante sindacale per tentare di risparmiare il costo della batteria (25 euro).
Non sarebbe la prima volta che azioni intraprese per tutelare i docenti,per affermare elementari principi di civiltà del lavoropiù che per i minimi interessi economici in gioco,mi sono state rinfacciate come se fossi un falso invalido che chiede l’elemosina.
Mi sto rassegnando a pagare i 25 euro: sono veramente stanco di tanta incomprensione edi tutte queste polemiche .
Mi rendo conto però che così facendoavallerei l’ingiustizia che – in prospettiva futura – si va profilando a danno di tutti i docenti del Levi.
Anche se oramai sembra stia affermandosi l’individualismo e l’arrivismo anche nella scuola, resto dell’avviso che chi è cosciente di appartenere a una collettività lavorativa deve interrogarsi sulleconseguenze del suo operato sugli altri.
Tuttavia non mi faccio illusioni:
– Cessata l’epoca degli aumenti retributivi (seppur minimi)
– Accentuatosi il trend della diminuzione delle retribuzioni(un vero crollo, se paragonato agli incrementi dei carichi di lavoro)
Siamo oramai maturi per essere noi a finanziare con i nostri soldi l’amministrazione scolastica, accollandoci le spese di gestione.
Che in pratica è quello che stiamo già facendo da anni, accettando di svolgere lavoro non retribuito, per il terrore di un presunto e indimostrato calo di studenti che sarebbe conseguente alla diminuzione di progetti e funzioni
*RSU ITCS “Primo Levi” di Bollate
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