Come tutti i luoghi pubblici frequentati da un alto numero di individui, le scuole si stanno rivelando dei luoghi a rischio contagio: hanno superato quota 500, esattamente 528, la quota di istituti in cui si è verificato almeno un caso di positività al Covid.
Il dato è stato estrapolato dalla piattaforma elaborata da due universitari, Lorenzo Ruffino e Vittorio Nicoletta che hanno messo punto un database sui cluster scolastici aggiornato in tempo reale sulla base delle notizie ufficiali pubblicate quotidianamente.
Il database, che in 24 ore ha superato le 5 mila visualizzazioni, ha iniziato a funzionare il 14 settembre, data di inizio delle lezioni in gran parte delle regioni italiane: gli istituti con casi di Covid erano solo 18; poi dal 14 al 23 settembre sono diventati 365, dal 24 ce ne sono state altre 145.
Quindi, gli oltre 500 casi di istituti con positività al Coronavirus si sono riscontrati mediamente in appena 10 giorni effettivi di scuola, che nelle sedi trasformate in seggio elettorale (per svolgere referendum e amministrative) si sono ridotti a 8.
Nel 74,7% dei casi i positivi sono gli studenti, solo nel 12,5% i docenti.
Le scuole con casi di alunni o personale positivo al Covid-19 tuttavia quasi mai sono state chiuse.
Le Regioni risultate più colpite sono la Lombardia, il Lazio (in particolare Roma), il Veneto, la Toscana l’Emilia Romagna.
Le scuole superiori risultano più vulnerabili (31,5%), seguite da quelle collocate nella primaria (24,6%), poi dall’infanzia (21,3%) e delle scuole medie (14,8). Residuali risultano i contagi negli istituti comprensivi (4,2%).
Proprio per avere una mappa chiara della situazione e assumere le decisioni migliori in caso di criticità, il ministero dell’Istruzione ha inviato ai presidi una nota – la numero 1583 – chiedendo loro di rilevare, da domani e poi settimanalmente, su un’apposita funzione predisposta su un portale, la situazione relativa a eventuali contagi nei loro istituti, riferendo anche quanto avvenuto nelle due settimane precedenti.
La rilevazione, firmata dal capo dipartimento Giovanna Boda, è composta “da quattro Sezioni articolate in quesiti”.
Queste, si legge nella nota, “permettono di acquisire i dati numerici relativi alle questioni di più immediato e rilevante interesse per il decisore politico: A. Rinvio apertura scolastica per elezioni/referendum o per ordinanza dell’autorità pubblica; B. Personale docente, non docente e studenti per i quali è stata accertata positività al COVID-19; C. Personale docente, non docente e studenti per i quali è stata disposta la misura della quarantena; D. Sospensione dell’attività didattica in presenza quale misura adottata per affrontare accertati casi di contagio da COVID-19”.
“Sono diverse settimane che Anief – scrive il suo presidente Marcello Pacifico – chiede pubblicamente una check list sulle necessità di ogni scuola in merito alla gestione dell’ondata epidemiologica in atto, anche se sarebbe stato opportuno allargare tale iniziativa alla conoscenza di più parametri, come lo stato dell’arte sulla consegna dei banchi, della nomina dei supplenti annuali e dei contratti da sottoscrivere per assicurare i docenti-Covid, oltre che della presenza accertata dai medici competenti di lavoratori ‘fragili’, anche al fine di implementare gli organici”.
“Dal monitoraggio allargato – continua il sindacalista – sarebbe stato anche utile evincere eventuali attivazioni di Dad, oltre che esigenze di vario tipo, come lo svolgimento di lavoro agile, per il quale permane la necessità di approvare diversi adattamenti normativi”.
Intanto, anche in Francia si fanno i conti dei cluster di Covid-19: ebbene, nel paese transalpino oltre un terzo riguarda la scuola e l’università, con 285 focolai, il 32% degli 899 registrati.
Il dato emerge dall’ultimo bollettino settimanale della sanità pubblica francese, citato da Le Monde. Per la prima volta, il mondo della scuola precede quello delle aziende, che vede 195 focolai attivi. Seguono le strutture sanitarie (97).
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