Attualità

Il Covid è cambiato, ora più contagi nella scuola primaria e d’infanzia. Ogni Regione risponde a modo suo

Il Covid è cambiato. Lo dicono i virologi, preoccupati per l’aggressività delle varianti. Lo dicono gli studi dell’Istituto superiore di sanità, come pure i politici. Ma lo dicono anche i dati ufficiali. Anche quelli regionali. Dei 928 studenti e 155 dipendenti scolastici trovati positivi al Coronavirus nell’ultima settimana in Veneto, con conseguente messa in quarantena di 16.490 allievi e di 967 docenti/operatori, la maggior parte figurano nel primo ciclo.

I più contagiati

I contagi – ha fatto sapere la Regione Veneto attraverso Azienda Zero – si verificano tra gli allievi soprattutto nella scuola primaria (259), seguita da quella secondaria di secondo grado (248) e dalla secondaria di primo grado (212).

Mentre i docenti attualmente più contagiati sono quelli della scuola per l’infanzia (62), seguiti da quelli della primaria (45) e da altri istituti, tipo le scuole serali (21).

Numeri in crescita

Dall’inizio delle rilevazioni, avvenuto il 7 gennaio scorso, si sono verificati 1.991 contagi nelle scuole, con 2.372 studenti positivi e 34.152 posti in quarantena; 323 i dipendenti scolastici positivi e 2.238 posti in quarantena. La prevalenza di casi di positività permane sempre nella scuola primaria.

Anche in quest’ultima settimana la maggior parte dei casi riguarda la primaria (104, +31) e la secondaria di secondo grado (102, +51).

Complessivamente, sempre in Veneto i nuovi casi sono stati quasi 1.500 in 24 ore (per l’esattezza 1.487), con l’Rt salito all’1,12.

Veneto arancione, lezioni a rischio

Insomma, i dati del Covid spingono il Veneto verso la ‘zona arancione’. Sulla possibilità che il Veneto diventi arancione, il governatore Luca Zaia ha risposto: “penso che sia verosimile che si torni a ballare. L’aereo potrà avere delle turbolenze in volo”.

“Ho sentito il ministro Speranza – ha aggiunto Zaia – di certo ci sono regioni più in sofferenza di noi: l’Italia si sta colorando sempre più di arancione e rosso”.

Cosa accadrà per le scuole? “In questa fase stiamo facendo una analisi seria della situazione epidemiologica nelle scuole secondo logiche comunali”, ma “non si è deciso ancora nulla”. Il Governatore ripete di essere preoccupato “del sistema scuola” e di “volerlo seguire a vista”.

In Lombardia niente lezioni in classe fino al 14

Altre Regioni, però, sembrano avere maggiori certezze. Ad iniziare dalla Lombardia, passata in ‘arancione rafforzato’ a partire da venerdì 5 e fino a domenica 14 marzo.

Rimarranno quindi in DaD circa un milione e mezzo di bambini e ragazzi. “Le loro famiglie hanno saputo oggi da un’ordinanza del presidente della Regione Lombardia che domani dovranno tenerli a casa: non si decide il giovedì sera che il venerdì mattina si chiudono tutte le scuole, non è rispettoso dei cittadini, gli si complica solo la vita”, ha dichiara polemicamente Maurizio Lupi, presidente di Noi con l’Italia.

C’è però chi non pensa proprio di chiudere le scuole. Anche se i contagi sono decisamente alti.

In Trentino tutto aperto

In Trentino, ad esempio, malgrado l’incidenza dei contagi, le scuole rimangono aperte. Lo ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti.

“Le indicazioni del Governo sono di chiudere le scuole in zona rossa e in zona arancione oltre un certo livello di contagio spetta al presidente della Provincia se procedere o meno alla chiusura. Noi – ha sottolineato – siamo oltre il livello di incidenza individuato dal Governo ma riteniamo di prevedere la continuità della scuola in presenza per i motivi che abbiamo sempre detto. Qualcuno critica, ed è comprensibile, perché altre Regioni chiudono e ci si chiede perché il Trentino deve fare diversamente”.

Fugatti ha aggiunto che “se nei prossimi giorni ci fosse un forte aumento del contagio non interverremo chiudendo le scuole. In questa fase ci prendiamo questa responsabilità sapendone la portata e le eventuali conseguenze e di fronte ad una situazione che magari andrà a peggiorare ma questo è il percorso che abbiamo attuato fin dall’inizio e ci sentiamo di attuarlo ancora”.

Alessandro Giuliani

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