Numeri e percentuali parlano chiaro: con il nuovo anno scolastico, assieme agli alunni anche il Covid-19 ha ripreso a circolare nelle classi. Un percentuale crescente di bambini è stata già infettata: i contagiati in tenera età stanno crescendo molto di più rispetto al resto della popolazione. Il problema è che, osservano i pediatri, nemmeno il 40% dei bambino tra 5 e 11 anni risulta vaccinato. E senza una campagna vaccinale quel dato non si alzerà di molto.
La Fondazione Gimbe ha rilevato che le 2.601.475 dosi somministrate alla fascia 5-11 anni sono caratterizzate da “nette differenze regionali”: si va infatti dal 21,1% di copertura registrato nella Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia.
I bambini portatori del virus
Per Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria, c’è poco da stare tranquilli con questi numeri: occorre “intensificare la campagna vaccinale per la fascia pediatrica perchè la copertura finora raggiunta resta molto bassa. Attualmente sono autorizzati i booster, ovvero i richiami di terza dose, solo per i bambini dai 12 anni in su, ma anche fra i 5 e gli 11 anni la copertura vaccinale è molto bassa”.
L’aumento dei contagi in età scolare di questi ultimi giorni conferma come “i bambini rappresentino un serbatoio per il virus e possano sviluppare l’infezione e anche trasmetterla”.
Serve una nuova campagna vaccinale
La pediatra auspica, quindi, rivolgendosi al ministro della Salute, “una ripresa della campagna vaccinale in attesa che ci sia al più presto anche l’approvazione dell’Agenzia europea dei medicinali per i vaccini per la fascia 6 mesi-5 anni”.
Il problema, continua la presidente della Società italiana di pediatria, è che “nell’ultimo periodo, con il miglioramento dell’andamento della pandemia, c’è stata una disattenzione; al contrario, è necessario mantenere ancora alto il livello di allerta e puntare ad una vaccinazione massiva anche a livello pediatrico”.
Mascherine in classe, novità in arrivo?
La dottoressa Annamaria Staiano, poi, lamenta una seconda mancanza: quella di avere fatto cadere l’obbligo delle mascherine a scuola.
“Certamente – ha detto – giocano un ruolo importante nel limitare il contagio. Al di sotto dei 5 anni la mascherina non è mai stata prevista, ma con la ripresa delle infezioni nella fascia in età scolare – continua – attendiamo delle indicazioni in merito all’utilizzo dei dispositivi di protezione e penso che la misura delle mascherine a scuola, ora “abolita”, dovrebbe essere rivalutata, anche se la vaccinazione resta l’arma più sicura per combattere la diffusione del virus”.
Una posizione espressa qualche giorno fa anche dalla Fondazione Gimbe, che ha ricordato “le raccomandazioni dell’Oms Europa: effettuare con priorità massima il secondo richiamo ad anziani e fragili; completare il ciclo vaccinale con la terza dose alla popolazione generale e utilizzare responsabilmente la mascherina nei luoghi al chiuso affollati o poco aerati“. Quindi, anche a scuola.
Il fondato rischio di tornare a 200mila nuovi casi al giorno
Senza accorgimenti, ha detto Cesare Cislaghi, presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia, “il ritmo di crescita dei casi di Covid in Italia” rischia seriamente di portarci di nuovo in una condizione difficile: “i contagi – ha dichiarato Cislaghi – da una settimana all’altra stanno crescendo più del 50%; se continuasse cosi, a fine ottobre la media della settimana supererebbe i 200.000 contagi al giorno
L’impressione è che la strategia anti-Covid del Governo Draghi, tutta incentrata sulle finestre delle aule sempre aperte, con restrizioni da adottare solo per i contagiati e i soggetti “fragili”, sembra già alle corde. Presto, il nuovo Governo sarà chiamato a prendere più di qualche decisione in merito.