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Il Covid e Whatsapp hanno rovinato i giovani, non sanno scrivere in italiano: diamogli più scuola. Il monito di Gratteri

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Sono importanti i danni causati alle nuove generazioni dal Covid-19 e della costrizione a rimanere a casa: per questo, bisogna investire forte nella scuola, perché torni al suo ruolo educativo centrale e riesca a convincere i giovani che con smartphone e tablet sempre sotto il naso non si va lontano. A sostenerlo è stato il procuratore capo della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri.

I danni dopo un anno e mezzo di lockdown

Durante un suo intervento al Fla di Pescara, parlando del suo ultimo libro e dialogando con l’ex sindaco di Pescara Marco Alessandrini, figlio del giudice Emilio, assassinato il 29 gennaio 1979 da un commando di Prima Linea, Gratteri ha detto che a seguito della pandemia “avremo una generazione di giovani rovinati dopo un anno e mezzo di lockdown e questo vuol dire avere giovani che non sono competitivi con i giovani degli altri Paesi europei”.

Nell’Est va meglio che da noi

“Oggi nell’Est europeo – ha tenuto a dire il magistrato – quando vado per alcuni viaggi, vedo un’opera pubblica finita. Loro riescono a spendere soldi e noi no. Perciò dobbiamo investire nell’istruzione”.

Secondo il procuratore della Repubblica di Catanzaro è indispensabile aumentare il tempo di permanenza dei giovani in classe: “facciamo una scuola a tempo pieno”.

Meno internet e social media

E nello stesso tempo Gratteri è convinto che occorre convincere gli studenti a mettere da parte le connessioni perenni a internet e social media: “Invitiamo i ragazzi a posare i telefonini”, ha detto il procuratore, non nuovo a messaggi sul ruolo decisivo della scuola per i nostri giovani.

La lingua non è quella che si usa su Whatsapp. Invitiamo i ragazzi a parlare e scrivere in italiano. Perché vedo molta ignoranza oggi. Dobbiamo puntare – ha concluso Gratteri – sulla cultura e sull’istruzione”, ha concluso il magistrato.

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Alessandro Giuliani

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