Fumosi, opachi, sporadici: sono le accuse che arrivano dai presidi e da diversi sindavati all’amministrazione scolastica, e quindi al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, per avere pubblicato i dati sul rientro in classe dopo le festività di Natale con troppi giorni di ritardo. Inoltre, pur non dicendolo apertamente, si tratta di percentuali (il 6% di classi in DaD e poco più del 13% di alunni in didattica digitale integrata) che vengono definite davvero troppo modeste rispetto alla portata dei problemi che le scuole stanno vivendo da quasi due settimane.
Flc Cgil: numeri poco rassicuranti
“Dal Ministro, oggi in audizione, giungono notizie sui dati del contagio fra il personale della scuola e gli alunni a dir poco fumosi e opachi”, attacca la Flc Cgil.
Secondo il sindacato guidato da Francesco Sinopoli, parliamo inoltre di dati tutt’altro che insignificanti, perché “comunque, se confermati, sono meno rassicuranti di quanto appaiono: il 6,6% in dad e il 13,1% in ddi per singoli studenti significa che complessivamente ci sono 64.368 classi in modalità a distanza o mista pari al 19% del totale”.
La Flc Cgil ha già inviato una richiesta di convocazione con all’ordine del giorno la comunicazione dei dati sul contagio. Inoltre, il sindacato ha anche deciso di “diffidare il Ministro per inadempienza contrattuale: in forza del Protocollo sulla sicurezza il sindacato ha il diritto, a tutela del personale, di ricevere i dati del monitoraggio effettuato dall’Amministrazione”.
E sempre la Cgil chiede perchè non è stato detto “quante sono le classi in presenza totale, quante quelle in dad, quante quelle con didattica mista, quanti i lavoratori assenti per ogni scuola, quanti sono i supplenti nominati, quante le classi e le scuole costrette a ridurre l’orario per mancanza di docenti…”.
infine, lamenta il sindacato lamenta che “gli Uffici Scolastici Regionali pare siano all’oscuro del loro dato regionale: le scuole comunicano la situazione direttamente al Ministero”.
Giannelli: dalle scuole notizie diverse…
L’ultima osservazione, la costanza di pubblicazione di un report sui contagi a scuola, arriva anche dall’Anp: il suo presidente nazionale, Antonello Giannelli, dopo avere ricordato che le stime del sindacato “erano diverse in quanto basate sulle continue e costanti comunicazioni dei nostri iscritti, provenienti da tutto il territorio nazionale, che segnalavano l’infittirsi dei casi di contagio”, ha aggiunto che “da ora in avanti” è necessario che da Viale Trastevere arrivino “con cadenza settimanale tutte le statistiche necessarie ad avere contezza del quadro generale”.
Anp chiede poi che “venga drasticamente semplificato il protocollo di gestione dei casi positivi, allo stato attuale del tutto inapplicabile per il collasso dei dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie, nonostante l’immane sforzo di collaborazione sopportato dalle scuole”.
Fanfarillo: presidi allontanati dalle loro funzioni
Ancora più forte è la lamentela di Roberta Fanfarillo, leader dei presidi della Flc Cgil, che però più che con il ministro Patrizio Bianchi se la prende con “l’inefficacia dei protocolli previsti dal recente dl 1/2022, a cui le ASL non possono più dare applicazione per le ragioni che sono sotto gli occhi di tutti, il quadro è presto completato”.
Secondo Fanfarillo, “in un momento in cui i dirigenti scolastici dovrebbero occuparsi della presentazione all’utenza dell’offerta formativa per il prossimo anno, della gestione delle iscrizioni e dell’approvazione del programma annuale 2022 – solo per ricordare le principali attività delle scuole – tutto il loro tempo, quello dei referenti covid e delle segreterie è trascorso a comunicare e rispondere alle famiglie e alle ASL, elaborare elenchi, disporre quarantene e sospensioni cautelari dell’attività in presenza in attesa dell’esito dei tracciamenti, ricercare supplenti introvabili, riorganizzare l’orario delle attività didattiche, gestire diffide e ricorsi da parte del personale inadempiente all’obbligo vaccinale.
La responsabile Flc Cgil presidi punta il dito, infine, contro una non meglio precisata “campagna orchestrata contro i dirigenti attraverso giudizi sommari, privi di riscontri e riferimenti concreti”.
Fratta: Bianchi sottomesso alla tecnostruttura
Parole dettate sulla stessa lunghezza d’onda sono quelle di Attilio Fratta, presidente di Dirigentiscuola, secondo il quale “il Ministro deve avere il coraggio di prendere provvedimenti e di imporsi alla sua stessa tecnostruttura che, rimanendo impunita, non ottempera alle disposizioni impartite”.
“La situazione è al limite del paradosso – dice Fratta – con protocolli farraginosi, piattaforme malfunzionanti o inesistenti, assurdi problemi legati alla privacy, affastellarsi di sempre nuove incombenze che non lasciano più neanche il tempo di respirare e distraggono i dirigenti dalla loro funzione”.
“Da giorni – continua Fratta – le uniche attività cui i dirigenti scolastici riescono a dedicarsi sono quelle legate alla gestione del Covid, con l’aggravante di un organico striminzito, ridotto a causa di quarantene, sospensioni, malattie”.
Meno male, è il caso di dire, che i numeri degli alunni contagiati sono tutto sommato contenuti (almeno a sentire le stime del ministro Bianchi): cosa sarebbe accaduto se davvero avessimo avuto il 50% delle classi in DaD?
Di Meglio: percentuali che danno un’idea riduttiva
Anche la Gilda, che rappresenta però solo gli insegnanti, punta il dito sul Ministro. “Finalmente Bianchi, dopo mesi di richieste da parte nostra lasciate inevase, ha fornito alcuni dati che, però, si limitano alle percentuali e danno un’idea riduttiva del reale disagio che le scuole stanno vivendo”, ha dichiarato Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.
“Comunque – continua -, le percentuali regionali non sono confrontabili, considerata l’enorme differenza di popolazione studentesca fra i vari territori. Per esempio, il dato del 4,9% di classi in DAD e quarantena relativo alla Campania è del tutto fuorviante, dal momento che un centinaio di sindaci ha emanato ordinanze di chiusura delle scuole dopo la pausa natalizia. Stesso discorso vale per la Sicilia (4,4%) e la Calabria (2,9%). Non si spiegherebbe altrimenti la differenza tra queste regioni e, per esempio, la Lombardia”.
Anche Di Meglio ricorda “al ministro che i sindacati, per legge e per contratto, hanno titolo ad accedere alle informazioni che riguardano la sicurezza nei luoghi di lavoro”: per questo, chiede dati sistematici “ogni settimana dopo averli ricevuti dalle scuole che li comunicano ogni martedì”.