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Il Covid ha raddoppiato lo stress e i tentativi di suicidio, gli psicologi chiedono di entrare in tutte le scuole

Il Covid ha reso gli italiani stressati e insicuri, così la richiesta di un supporto psicologico è fortemente aumentata, anche nella scuola, solo che lo Stato non mette a disposizione dei cittadini un numero adeguato di psicologi. A sostenerlo è il Cnop, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, che nella giornata della psicologia, svolta il 13 ottobre, ha presentato dei numeri importanti: gli psicologi nel settore pubblico italiano sono 5mila, con una media che si attesta a 5,3 per 100mila abitanti, esattamente la metà di quella dei Paesi più avanzati, come riferito in un report dell’Oms.

La ricerca

“Abbiamo svolto una ricerca – ha detto il presidente del Cnop David Lazzari – sulla comunità degli psicologi: la richiesta di psicologia è aumentata del 40% in questo periodo, ma una persona su tre che manifesta questo bisogno non può accedere all’intervento, alle terapie perché non ha le risorse finanziarie”.

Secondo Lazzari è un dato di fatto che “il Paese non ha ancora una rete pubblica adeguata per dare risposte e fare prevenzione e promozione delle risorse psicologiche”.

Gli psicologi hanno aggiunto che il Covid-19 ha reso la necessità ancora più impellente: tanto da parlare di emergenza legata alla ‘psico-pandemia‘ e del cosiddetto effetto iceberg, per il quale solo una parte del disagio emerge. E la parte che rimane latente può rivelarsi alla lunga pericolosa, perché rischia di trasformarsi da disagio a patologia mentale.

L’onda lunga…

Il presidente del Cnop ha detto di essere preoccupato proprio per “l’effetto onda lunga, conosciuto in tutte le situazioni di crisi: il disagio psicologico si manifesta quando il picco della crisi in qualche maniera va a scemare”.

Poi ha tenuto a sottolineare “che 8 italiani su 10 chiedono lo psicologo nella scuola, e tra i ragazzi la percentuale è 9 su 10”: una possibilità sulla quale solo qualche giorno fa c’era stata l’apertura anche del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.

Inoltre, “due italiani su tre lo chiedono in aiuto al medico di famiglia, negli ospedali, nei servizi sociali, nelle carceri. Sette lavoratori su dieci lo vorrebbero nelle aziende”.

È evidente, ha aggiunto Lazzari, che “gli italiani vogliono una rete sociale per difendere e promuovere benessere psicologico, perché hanno ben compreso che la qualità del vivere e la salute sono strettamente legate alla dimensione psicologica. C’è una richiesta che sale dal Paese e su cui la politica dovrebbe soffermarsi”.

La novità è appunto quella “di un uso non più solo privato ma sociale, pubblico, della psicologia“.

“Un Paese che usa la psiche solo per curare e solo chi può permetterselo privatamente è un Paese arretrato, iniquo e che usa male le proprie risorse”, ha concluso il presidente del Cnop.

La richiesta nell’ultimo anno e mezzo

Dell’esigenza di introdurre lo psicologo a scuola, ancora di più per rispondere alle problematiche emotive e psicologiche derivanti dal Covid-19, si è parlato in più occasioni nell’ultimo anno e mezzo.

Nei giorni scorsi alla Camera sul tema è stata presentata l’ennesima proposta di legge: riguarda la volontà di portare lo psicologo “in tutte le scuole d’Italia di ogni ordine e grado”, ha fatto sapere Laura Scalfi, Direttore Generale dell’Istituto G. Veronesi e di Liceo Steam International.

“Da tempo – ha detto Scalfi – con Veronesi sosteniamo l’urgenza di un presidio fisso negli istituti a sostegno non solo degli studenti, ma di tutto il personale scolastico.

Anche per il DG dell’istituto Veronesi, “ogni preside, insegnante o supplente in questi lunghi mesi ha avuto l’occasione di registrare il deterioramento inesorabile di quel collante umano che in tantissimi casi teneva saldo l’equilibrio psicologico di migliaia di giovani sempre più esposti non solo alle incognite della pandemia, ma alle strutturali incertezze sociali ed economiche di questo tempo”.

I numeri sono eloquenti

I dati parlano chiaro: le consulenze per tentativi di suicidio di giovani tra i 15 e i 24 anni sono raddoppiate e le ospedalizzazioni per le stesse problematiche sono cresciute al 17% nel gennaio 2020 e al 45% nel gennaio 2021.

Del 30% l’aumento medio nell’ultimo anno dei disturbi alimentari tra adolescenti, con un abbassamento della fascia d’età (13-16 anni).

“Per non parlare – ha concluso Scalfi – dell’aumento degli episodi di bullismo e cyberbullismo: solo il traffico verso siti che incitano all’odio e alla discriminazione è aumentato del 200%”.

In effetti, l’opportunità per introdurre la figura dello psicologo nelle scuole potrebbe giungere dall’arrivo dei diversi miliardi del Recovery Fund. Al momento, tuttavia, il progetto non risulta presente nel quadro di investimenti presentati dal Governo proposito dei finanziamenti previsti dal Pnrr per il settore dell’Istruzione.

Alessandro Giuliani

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