Nel giorno in cui il Covid torna mietere oltre 300 vittime e a confermare numeri altissimi, con 200mila nuovi contagiati, trova tutti d’accordo la proposta del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, sull’allestimento di Hub vaccinali nelle scuole per accelerare la campagna di immunizzazione degli alunni. Anche le Regioni danno il loro assenso, salvo però subito dopo andare a chiedere di rivedere i criteri e le competenze sulle ordinanze che dispongono la sospensione delle lezioni in presenza.
In un documento proposto dalla Giunta della Campania (contro la quale si è abbattuta la decisione del Tar che ha messo il disco rosso sull’ordinanza De Luca che posticipava di due settimane il ritorno in classe) e firmato da gran parte dei governatori, viene chiesto al Governo di non dare la possibilità alle Regioni di stoppare la didattica (a favore della DaD) solo nelle zone rosse.
Anche perché nel frattempo le lezioni in presenza vanno avanti con non poche difficoltà in tutta Italia: nelle classi si conferma l’assenza media del 10-15% di alunni e continua a marcare visita una percentuale ancora più alta di docenti. Col risultato che le ore di lezione effettive, non potendo i presidi convocare supplenti il giorno stesso delle assenze, continuano ad essere meno di quelle programmate.
Nel Lazio si stima, ad esempio, che proprio per la mancanza di docenti e prof, in un istituto su tre negli ultimi giorni è scattato l’orario ridotto.
E anche la convivenza nelle aule, con le finestre da tenere aperte per evitare ristagni d’aria, ma il freddo che punge, non agevola le lezioni. E anche l’applicazione delle nuove direttive governative, introdotte con l’ultimo decreto del CdM, con quarantene differenziate in base all’età degli alunni, non sembra essere stata bene tollerata dagli addetti ai lavori.
In serata, comunque, il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Michele Emiliano, ha tenuto a far sapere che i governatori si sono riuniti senza però “avere preso alcuna decisione, né approvato alcun documento sulla ripresa dell’attività didattica nelle scuole o sui criteri delle ordinanze”. La situazione appare in continua evoluzione.
Anche perché a tre giorni dal rientro generalizzato a scuola dopo le festività natalizie, il malessere, anziché ridursi, si sta espandendo.
Ad Isernia, ad esempio, è sorto il Comitato “No presenza, sì Dad“. Mentre in Sicilia sono andate ad accavallarsi in poche ore decisioni contrapposte: prima la Regione, sulla base delle indicazioni della propria task-force, ha deciso di far tornare scuola gli alunni; nella stessa giornata, però, diversi sindaci siciliani, con proprie ordinanze, hanno deciso di prolungare la chiusura degli istituti per tutta la settimana.
Anche i dirigenti scolastici hanno cominciato a remare contro quella che la presidente Anp Lazio, Cristina Costarella, ha definito “una non scuola, con una parte degli studenti in presenza e gli altri a casa contagiati”.
Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, ha chiesto un incontro urgente al ministro Patrizio Bianchi per “intercettare il caos e dare risposte pragmatiche”, andando anche a rivedere il protocollo sicurezza che con questi dati Covid è diventato inadeguato. Come la stessa “ripresa dell’attività ordinaria in presenza”, sempre alla luce dalla “quantità di contagi tra gli alunni e i docenti in forte crescita”.
L’opposizione alle lezioni in presenza si riscontra anche tra gli studenti. Come quelli delle scuole superiori di Lecce e della provincia, che hanno proclamato uno sciopero di massa a partire da giovedì 13 gennaio.
Si tratta di uno sciopero ad oltranza per cercare di ottenere la DaD facoltativa (mentre ad oggi è riservata solo a chi sta in quarantena e su richiesta del medico di base o pediatra), in modo da consentire a chiunque lo ritenga necessario la possibilità di seguire le lezioni in modalità telematica.
I motivi della richiesta sono nell’elevato “tasso di contagio tra i giovani, la mancanza di mascherine Ffp2, l’inadeguatezza dei trasporti e, più in generale, il peggioramento della vita all’interno dei plessi scolastici diventati un ambiente meno piacevole da vivere causa restrizioni”.
Un peggioramento che, come ha detto alla Tecnica della Scuola Live, David Lazzari, presidente dell’ordine degli psicologi, ha prodotto un disagio psicologico non solo tra gli studenti, ma anche fra insegnanti e presidi.
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