I giovani hanno sofferto e continuato a soffrire gli effetti fisici e psicologici causati dalla pandemia da Covid. A sostenerlo, nello stesso giorno, sono medici, esperti e studi di settore.
“Non sappiamo ancora se e quali danni potrebbe fare questo virus” sui giovani, ha detto Rocco Russo, pediatra e coordinatore del tavolo tecnico per le vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria, ai microfoni di iNews24.it.
E poi non dimentichiamo che “sono stati riportati casi di decessi: nel nostro Paese circa 30 ragazzi sono morti per il Covid. Le mascherine e il distanziamento hanno un giusto valore di prevenzione, ma dobbiamo lo stesso sfruttare l’arma aggiuntiva, che è appunto quella dei vaccini”, dice il pediatra.
“Io ho vaccinato i miei figli che sono in questa fascia di età. Se avessi avuto un minimo dubbio non l’avrei fatto. E consiglierò ai genitori dei miei pazienti di fare il vaccino. Conoscendo anche quelli che sono i rischi teorici, il beneficio è maggiore e lo faccio con la massima consapevolezza”.
“E senza le vaccinazioni”, il virus “continuerebbe a circolare. Non essendo protetti, potenzialmente potrebbero infettare i nonni o i genitori. L’altro valore aggiunto è che, proteggendo questa fascia d’età, potremo mandare a scuola ragazzi vaccinati, avendo il contenimento dei cluster che a settembre potrebbero verificarsi nei contesti scolastici”.
Intanto, prosegue, la campagna di vaccinazione anche dei più giovani: da lunedì 7 giugno prenderà il via ad esempio, in tutta l’Emilia-Romagna, dove si procederà in maniera scaglionata, con finestre distanziate di due o tre giorni per ogni fascia di età: a cominciare saranno “i ragazzi tra i 12 e i 19 anni, lunedì e martedì 8 : una scelta – si legge – che ha l’obiettivo ben preciso di garantire con ampio margine temporale, chiaramente nel rispetto delle indicazioni nazionali sull’età minima di accesso al vaccino, l’immunizzazione di chi a settembre dovrà tornare tra i banchi di scuola”.
Nel frattempo, si fa la conta dei danni prodotti dal Covid negli ultimi 15 mesi. L’Istituto superiore di sanità ha passato in rassegna diversi studi sull’argomento.
Arrivando alla conclusione che la pandemia ha determinato una serie di danni individuali, perché alti livelli di stress e isolamento possono influenzare lo sviluppo psico-fisico di bambini e adolescenti, anche a lungo termine, pesando maggiormente su chi si trova in situazioni di povertà economica, sociale, educativa.
Secondo una ricerca dell’Università di Harvard, realizzata a marzo e aprile scorso su un campione di 3.453 individui (per l’Italia hanno partecipato l’ospedale pediatrico Gaslini e l’università di Genova) è emerso, per quel che riguarda le famiglie italiane con figli minorenni, che nel 65% dei bambini sotto i 6 anni e nel 71% sopra i 6 anni ci sono stati problemi comportamentali e sintomi di regressione.
Sotto i 6 anni i disturbi più frequenti sono stati l’aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e d’ansia (inquietudine, ansia da separazione), mentre tra i 6 e 18 anni sono prevalsi disturbi d’ansia, sensazione di mancanza d’aria e del sonno.
Uno studio inglese pubblicato su The Lancet ha invece confrontato lo stato di salute mentale della popolazione prima e durante il lockdown, rilevando un aumento dei livelli di stress tra i 16 e 24 anni, salito dal 24,5% nell’anno pre-Covid al 37% ad aprile del 2020.
Da uno studio del Dipartimento di Scienze formative, psicologiche e della comunicazione dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, condotto su 300 studenti, ha concluso che il Covid ha comportato ansia, depressione, alterazione dei ritmi del sonno e della quantità e della qualità dell’alimentazione.
Per l’Istituto superiore di sanità, è importante supportare il ruolo dei genitori, ma anche degli insegnanti: queste figure, ma anche i sanitari, possono modulare le reazioni emotive dei giovani legate allo stress.
Bisognerá, spiega l’Iss, tenere alta l’attenzione per capire a fondo l’impatto del Covid-19 sulla salute mentale di bambini e adolescenti, rafforzare i servizi di salute mentale nell’eventualità di un’ondata di casi di depressione e garantire supporto ai genitori, affinchè possano aiutare i figli a sviluppare consapevolezza ed elaborare le emozioni, ricostruire abitudini e ritmi, valorizzando l’autonomia.
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