Nel respingere il ricorso della cittadina finlandese, che chiedeva la rimozione del crocifisso dalla scuola media frequentata dai suoi figli ad Abano Terme, il Consiglio di Stato precisa che “la laicità, benché presupponga e richieda ovunque la distinzione tra la dimensione temporale e la dimensione spirituale e fra gli ordini e le società cui tali dimensioni sono proprie, non si realizza in termini costanti e uniformi nei diversi Paesi, ma, pur all’interno della medesima civiltà, è relativa alla specifica organizzazione istituzionale di ciascuno Stato, e quindi essenzialmente storica, legata com’è al divenire di questa organizzazione”.
Premesso ciò, il Consiglio di Stato lascia alle dispute dottrinarie la definizione astratta di laicità. Ecco un passaggio della sentenza numero 556: “in questa sede giurisdizionale si tratta in concreto e più semplicemente di verificare se l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche sia lesiva dei contenuti delle norme fondamentali del nostro ordinamento costituzionale, che danno forma e sostanza al principio di laicità che connota oggi lo Stato italiano”.
“È evidente – affermano i giudici – che il crocifisso è esso stesso un simbolo che può assumere diversi significati e servire per intenti diversi; innanzitutto per il luogo in cui è posto”.
Se in un luogo di culto “è propriamente ed esclusivamente un simbolo religioso (…) in una sede non religiosa, come la scuola, destinata all’educazione dei giovani, il crocifisso potrà ancora rivestire per i credenti i suaccennati valori religiosi, ma per credenti e non credenti la sua esposizione sarà giustificata ed assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma sintetica immediatamente percepibile ed intuibile (al pari di ogni simbolo), valori civilmente rilevanti”.
Proprio, sottolinea il Consiglio di Stato, “quei valori che soggiacciono ed ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile. In tal senso il crocifisso potrà svolgere, anche in un orizzonte laico, diverso da quello religioso che gli è proprio, una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni”.
Quindi per il Consiglio di Stato il crocifisso deve restare nelle aule perché è un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili (quali la valorizzazione della persona, l’affermazione dei suoi diritti, il rispetto reciproco, la tolleranza) che hanno un’origine religiosa, ma che sono poi i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato.