Così scrive Nicola Incampo in una lettera inviata a TS ed ad altri siti scolastici: “in Italia, il crocifisso è atto ad esprimere, appunto in chiave simbolica ma in modo adeguato, l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti, di riguardo alla sua libertà, di autonomia della coscienza morale nei confronti dell’autorità, di solidarietà umana, di rifiuto di ogni discriminazione, che connotano la civiltà italiana”.
In proposito alcune osservazioni e riferimenti:
1) Appare contraddittorio richiamare i “valori di tolleranza” proprio mentre si impone il crocifisso; perdippiù a opera di una parte politica che cerca di appropriarsene, ed il cui leader, fino a poco tempo fa, ha esibito, sbandierato crocifissi, rosari, vangeli e madonne; leader che è stato rimbrottato dalle gerarchie ecclesiastiche e tenuto lontano dal Vaticano e dal papa;
2) Non tutti la pensano come l’autore della lettera citata, in ordine al simbolo e alla sua esposizione nelle aule scolastiche; perché deve prevalere l’opinione di chi vuole esporre?
3) Da oltre un secolo, “In Francia l’articolo 28 della legge 9 dicembre 1905 vieta espressamente l’esposizione di simboli o emblemi religiosi su monumenti o in spazi pubblici, a eccezione dei luoghi di culto, dei campi di sepoltura, dei musei e delle mostre. Nel 2004, l’articolo 1 della legge n.228 del 15 marzo, chiamata “legge anti-velo” e approvata dal parlamento francese, precisa il divieto, nelle scuole primarie e secondarie, di indossare simboli o indumenti che ostentino l’appartenenza religiosa”.
4) In Spagna, nel 2008 “ Il giudice Alejandro Valentin – che ha accolto la richiesta presentata tre anni fa dal padre di un’ alunna e da un’ associazione per la difesa dell’educazione laica – è chiarissimo nella motivazione: «La presenza di questi simboli nelle zone comuni del centro educativo pubblico, nel quale ricevono educazione minorenni in piena fase di formazione della loro volontà e intelletto», potrebbe provocare negli alunni la convinzione che lo Stato «è più vicino alla confessione alla quale sono legati i simboli presenti piuttosto che ad altre confessioni»”.
5) In Germania “Il crocifisso è esposto solo in Baviera nelle aule delle scuole elementari, dato che il Land è storicamente cattolico; se però alcuni studenti obiettano che esso lede la loro libertà di coscienza, le autorità scolastiche aprono un procedimento di conciliazione, che può condurre alla rimozione. Una sentenza della Corte Costituzionale Federale tedesca del 1995 ha sancito l’incostituzionalità della presenza dei simboli religiosi nelle aule scolastiche”.
6) Negli Stati Uniti “Nelle scuole pubbliche di Stato non esiste il crocefisso nelle aule. Ci sono invece la bandiera americana e tipicamente anche il testo dell’inno nazionale”.
7) In Irlanda “vanno bene i crocifissi nelle aule scolastiche ma devono essere accompagnati da altri simboli religiosi per non discriminare gli studenti”
8) “La laicità è una ricetta per arginare gli integralismi, prevenire prevaricazioni e fissare buone regole di convivenza. Per una società sempre più frammentata sotto il profilo delle scelte in materia religiosa, come risulta essere la nostra, avere come direttrice la laicità assicurerebbe maggiore rispetto reciproco e una crescita di civiltà”; Roberto Grendene, “Liberiamo la scuola dai simboli religiosi”, MicroMega, 20 settembre 2018.
Vincenzo Pascuzzi