“Sulla scuola abbiamo messo sette miliardi e mezzo, ma il 97% degli insegnanti ha aderito allo sciopero: quando succede una cosa simile, qualche domanda uno se la deve fare”.
Torna a parlare di scuola il segretario del Pd Matteo Renzi: lo fa a Sistiana (Trieste), commentando il 6 settembre il suo operato al Governo.
L’ex premier non sembra tanto pentito delle scelte, come la Legge 107/2015 o gli aumenti stipendiali per coloro che percepiscono fino a 26mila euro annui, percepiti come una “mancia”, ma su come questi provvedimenti sono stati spiegati agli italiani. Nella lista degli investimenti fatti per la scuola dalla maggioranza Pd, c’è anche tanta sicurezza degli istituti.
“Abbiamo sbagliato molte cose – continua Renzi – come la comunicazione sulla scuola o sugli 80 euro, ma abbiamo fatto anche molte cose di cui sono orgoglioso. Ho fatto un errore di comunicazione sugli ottanta euro. E’ stata la più grande opera di redistribuzione sul ceto medio, ma è passata come una mancia. Ma non lo è, è qualcosa che ti fa la differenza”.
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“Ammetto i tanti errori – ha concluso Renzi – ma sono anche orgoglioso delle molte cose fatte: il Jobs Act, gli investimenti al Sud, l’Imu prima casa e così via. Dopo anni di paure, io la battaglia sul referendum costituzionale la rifarei domattina perché serviva all’Italia, non serviva a me. Dopodiché ho perso e sono andato a casa”.
Non si comprende, tuttavia, se sulla scuola Renzi rifarebbe le stesse scelte: il fatto che ne parli con insistenza, e con rammarico, sembra fare intendere che si sia reso conto di più di qualche errore strategico. Soprattutto perché è impossibile che quasi tutto il corpo insegnante italiano si sia coalizzato, senza motivi validi, per contestare la sua riforma.
Va ricordato, infine, che non può essere un caso se l’unico ministro ad essere rimosso, nel passaggio dal Governo Renzi a quello Gentiloni, sia stato quello dell’istruzione.
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