Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, riunitosi in data 27 marzo 2019, si è espresso, con proprio parere su un tema, quale quello delle aggressioni a scuola da parte di alunni e genitori nei confronti del personale scolastico, volendo fornire un contributo di riflessione e approfondimento che andasse oltre l’emotività e anche la volatilità con cui spesso questi episodi vengono riportati e affrontati nelle cronache giornalistiche.
Secondo il CSPI l’aggressività e la violenza non possono essere tollerate in nessun contesto del vivere civile, a maggior ragione ciò non può avvenire nella scuola, che è primario luogo di educazione sociale e civile.
Tale problematica però non può essere affrontata esclusivamente mediante una migliore gestione psico-pedagogica degli alunni o mediante una maggior tutela, seppur necessaria, dei docenti oggetto di aggressione da parte dei genitori.
È invece necessario andare alla radice di tali episodi, per comprenderne il significato e individuare le linee di una più ampia azione in grado di richiamarne e fronteggiarne le cause.
Il CSPI individua nella solitudine in cui sono lasciati gli operatori scolastici e le famiglie, uno dei motivi principali del disagio che si vive nelle scuole.
Nella scuola ognuno è solo con sé stesso: l’alunno è solo con il suo bisogno di riconoscimento; l’insegnante è solo con i suoi molteplici problemi di relazione educativa con la classe e rispetto alle pressioni esterne; lo stesso dirigente scolastico è solo con il peso sempre più schiacciante delle incombenze amministrative rispetto alla sua funzione di leadership pedagogico-didattica. E anche la famiglia è sola con le ansie per il futuro del proprio figlio.
Al fine di contrastare questi fenomeni degenerativi e ridare dignità e forza alla scuola pubblica, secondo il CSPI, occorre mettere a punto una pluralità di interventi per rafforzare il concetto di scuola come bene comune e luogo primario di socializzazione e di relazione tra le persone.
A questo proposito il CSPI avanza una sua proposta, che è anche un’indicazione di lavoro e riflessione per l’intero Paese e per una comunità che voglia davvero essere educante: la scuola deve diventare sempre di più aperta, non solo più aperta ai genitori, ma anche alle comunità territoriali di riferimento.
Nel contempo, essa deve essere un luogo protetto, seppur non separato, anche rispetto alle famiglie e alla società. Per far questo e necessitano una serie di interventi (sull’autonomia scolastica, sugli organi di gestione, sul sistema di valutazione) in grado di rilanciare la scuola come soggetto pubblico e “costituzionale”.
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