Nelle chat cresce il rischio del cyberbullismo, a parere dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte, e i segnali ci sono tutti.
Lo racconta La Stampa che cita un’indagine condotta da Ipsos.
Qui si rivela che il 4 per cento degli intervistati piemontesi ha addirittura scoperto su Internet una propria immagine imbarazzante postata senza permesso. Il 9 per cento dei ragazzi intervistati, infine, si è visto «rubare» una mail riservata o fatta leggere con fiducia, e ritrovata poi su un profilo pubblico.
«Il dato più sconcertante – spiegano gli esperti dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte – riguarda i pericoli percepiti dai ragazzi: il 72 per cento dei giovanissimi riconosce oggi nel cyberbullismo la più grande minaccia da cui difendersi. E questa «aggressione», che può giungere in ogni momento e in qualunque luogo attraverso i nuovi mezzi tecnologici, viene ritenuta più pericolosa della droga (55%), del rischio di subire una molestia da un adulto (44%), o della possibilità di contrarre una malattia sessualmente trasmessa (24%)». Nel tritacarne delle chat si diventa vittime soprattutto perché considerati «diversi» per l’aspetto fisico (67%), per l’orientamento sessuale (56%) o perché di un’altra nazionalità (43%). Discriminazione, omofobia e razzismo si diffondono più rapidamente di un tempo.
«Il cyberbullismo accomuna ragazzi e ragazze, gli studenti delle diverse tipologie di scuola secondaria, italiani e stranieri». Un fenomeno «particolarmente evidente nel passaggio dalla scuola media a quella di secondo grado».
Per 38 ragazzi su cento il bullismo che passa attraverso chat come WhatsApp e social network come Facebook arriva a compromettere il rendimento scolastico, nel 65 per cento dei casi – rivela un’indagine di Save the Children – porta all’isolamento distruggendo la volontà di aggregazione della «vittima», fino ai casi più gravi che arrivano a veri e propri disturbi psicologici.
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