Presto il cyberbullismo potrebbe diventare reato. Con effetti immaginabili sui tanti che oggi praticano questo genere di atteggiamenti con rischi effettivi minimi.
È infatti allo studio della Camera l’introduzione del reato di bullismo espresso con strumenti informatici, con pene che vanno dal sequestro del cellulare o “da sei mesi a cinque anni” se il reato sarà commesso da un maggiorenne.
Queste previsioni sono comprese in alcuni emendamenti della presidente della Commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, sottoscritti da tutto il gruppo del partito Democratico della stessa commissione, e attualmente in discussione alle Commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali.
In particolare la variazione del testo di legge attuale prevede l’inserimento del codice penale nei casi in cui la persona “con condotte reiterate utilizzando strumenti informatici o telematici“:
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Inoltre la pena è aumentata se “il fatto è commesso in danno di un minore o di una persona con disabilità”
Se il cyber-bullo è un minore l’intervento punitivo è scalabile da l’ammonimento da parte del Questore, fino al sequestro del “dispositivo”, vale a dire del computer, tablet o smartphone usato dal bullo, anche se esso “appartiene a terzi“, per esempio ai genitori o amici.
Quando questi comportamenti sono compiuti da maggiorenni può scattare anche il reato penale “punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni”.
È importante ricordare alcune reazioni che possono essere messe in campo con il supporto di genitori e docenti :
– Se si viene provocati da un cyber-bullo, è importante non reagire sullo stesso livello. Non rispondere alle email, agli SMS, ai post, ecc.. Il cyberbullo cerca una reazione: se non la ottiene potrebbe smettere prima che il fatto diventi reiterato.
– A differenza del bullismo tradizionale, in questi casi rimangono molte tracce. Salvare quindi i messaggi e le provocazioni ricevute: potranno costituire una prova del reato commesso.
– È possibile bloccare, almeno parzialmente, l’azione del cyber-bullo, salvando il testo di una chat e inviando una segnalazione al provider del servizio (Facebook, ad esempio) o nel caso del cellulare, al gestore della telefonia mobile.
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