Il D.L. 104 deve passare: altrimenti milioni di studenti e prof torneranno a fumare in cortile

Il mondo della medicina è in apprensione. Il motivo risiede nel pericolo che il decreto legge 104 alla fine possa non essere convertito in legge entro il prossimo 11 novembre: nel D.L. ‘Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca’, all’art. 4, è presente la norma che proibirebbe a studenti, docenti e personale di fumare sigarette anche negli ambienti esterni alle scuole. Quindi pure nei cortili delle scuole. Una misura che, secondo gli esperti, può segnare un passo importante nella lotta contro il fumo e la tutela della salute dei più giovani, soprattutto considerando che è proprio a scuola che avviene la prima iniziazione a tabacco e sigarette.
Il provvedimento vieta il fumo nei cortili, nei parcheggi e negli impianti sportivi di pertinenza delle scuole. ‘
‘Il fumo di tabacco – spiega Fabrizio Faggiano, dell’Osservatorio epidemiologico delle dipendenze del Piemonte sul sito di Epicentro dell’Istituto superiore di sanità – trova nell’adolescenza il periodo a maggior rischio di iniziazione – E’ in questa fase infatti che avviene la maggior parte delle sperimentazioni dell’uso di tabacco, che diventano negli anni successivi dipendenza da nicotina con una probabilità del 30%”. E il primo approccio con tabacco e sigarette avviene molto spesso a scuola, in cortile, in palestra o nei parcheggi davanti l’istituto. “La scuola è un contesto cruciale per l’iniziazione. Il principale fattore di rischio del tabagismo è infatti la pressione sociale, che si esprime soprattutto come percezione della normalità del comportamento. Nella scuola, luogo in cui l’adolescente passa una parte cospicua della propria vita, la pressione sociale è esercitata dal gruppo dei coetanei e dagli insegnanti, e vedere i compagni e i professori che fumano in cortile e davanti alla scuola rende normale questo tipo di comportamento. L’adolescente tende ad adeguarsi all’atteggiamento degli amici e a quello degli adulti di riferimento”.
A conferma di ciò vi sarebbero anche alcuni studi, che dimostrano che il rischio di iniziazione all’uso di tabacco è significativamente maggiore per gli studenti che hanno l’occasione di vedere i propri insegnanti fumare. Tuttavia, non mancano le difficoltà alla messa in pratica di questo decreto, che “non è stato affiancato da una campagna di comunicazione adeguata, ed è arrivato all’improvviso – rileva Faggiano – all’inizio dell’anno scolastico, senza una preparazione preliminare al suo recepimento”. Presidi e insegnanti si sono chiesti cosa fare, se incoraggiare la legge, ammonire, o riferire all’addetto di controllo per multare il fumatore. Quesiti rimasti senza una risposta condivisa, perchè non c’è stato “un periodo di apprendimento della norma”.
Alessandro Giuliani

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