Nel day after tutto va come previsto.
Dopo l’approvazione, con voto di fiducia, del disegno di legge sulla scuola le posizioni restano distanti, distantissime anche se ci sono situazioni davvero curiose.
Come quella alla quale hanno assistito gli spettatori di Coffee break su La 7: Fabrizio Cicchitto, berlusconiano di ferro fino al 2013 e adesso NCD, che duetta allegramente con Francesca Puglisi (responsabile scuola del PD), mentre Elly Schlein (europarlamentare eletta nelle liste PD, da un mese aderisce a “Possbile” di Pippo Civati) attacca duramente il provvedimento appena approvavato dal Senato.
Un fatto è certo: il disegno di legge ha contribuito a fare un po’ di chiarezza anche se le conseguenze si vedranno tutte nelle prossime settimane.
In piena bagarre parlamentare, Stefano Fassina aveva fatto sapere che avrebbe votato no alla fiducia e che al tempo stesso sarebbe uscito dal partito. Anche altri senatori della minoranza dem (Mineo e Tocci in particolare) avevano annunciato che non avrebbero votato la fiducia, ma – a conti fatti – al momento del voto si sono limitati ad uscire dall’aula, suscindo non poche polemiche sia all’interno del Senato sia fuori.
Diciamo, insomma, che la vicenda del disegno di legge sulla scuola è servita, se non altro, a far emergere alcune contraddizioni interne al PD che forse sarebbero rimaste sotto traccia ancora per qualche tempo.
Quella di Renzi viene definita oggi da più parti una “vittoria di Pirro”. Non sappiamo se sarà davvero così anche perchè la storia della scuola degli ultimi 15 anni anni dimostra che il mondo della scuola possiede una straordinaria capacità di metabolizzare tutto o quasi. Basti pensare a quanto accadde nell’anno scolastico 2008/2009: dopo lo sciopero unitario del 30 ottobre, l’unità sindacale si squagliò in pochissime settimane e i tagli di organico (pesanti e in molti casi anche drammatici) vennero assorbiti (o meglio accettati di fatto) nei mesi successivi.