Categorie: Politica scolastica

Il Ddl di stabilità conferma: a giugno nuovo (?) esame di Stato

Nel Ddl di stabilità si fanno i conti con  la spesa e siccome, come dicono gli esperti, bisogna cogliere i peridi di crisi per rivoluzionare l’esistente, per un verso il Miur risparmia 147 milioni di euro e dall’altro sovverte l’esame di stato, lasciando agli stessi professori della stessa scuola di esaminare i propri stessi candidati e pagandoli per il disturbo con gli stessi soldi che prendono anche senza lavorare.

In effetti con questa radicale scelta, lungimirante e intelligentissima, si passa da un costo pecuniario di circa 180 milioni di euro a soli 40, quelli cioè destinati per retribuire i presidenti esterni, visto che gli interni dovranno leccare la sarda.

Nel dettaglio, fa presente Il Sole 24 Ore, i commissari sono designati dai consigli di classe e nominati dal dirigente. Va assicurata la presenza dei docenti delle materie oggetto di prima e seconda prova scritta, e bisogna tener conto della necessità di accertare le conoscenze delle lingue straniere. Spetterà all’Ufficio scolastico regionale la nomina dei presidenti delle commissioni d’esame. La scelta potrà essere fatta tra i presidi delle scuole superiori, i professori con almeno 10 anni di ruolo e i docenti universitari.

Si specifica infine che i commissari interni non riceveranno alcun compenso, come cioè avviene per gli esami di terza ella ex scuola media, cosicchè si azzera pure una vecchia lamentela e un contenzioso che vedeva una discriminazione ingiusta fra colleghi appartenenti a gradi di istruzione diversi anche se provvisti di titoli similari, ma come se l’impegno per gli esami fosse dissimile.

Con questa strabiliantissima e lungimirantissima decisione del governo dunque si pareggia pure un vecchio conto (tra commissari della secondaria di primo e si secondo grado) e si dà possibilità alle scuole private, e in modo particolare agli esperti fabbricatori di diplomi, di cantarsela e suonarsela per i fatti loro, aprendo pure a coloro che volessero prendere un titolo, di cui hanno sentito la necessità incontenibile in un momento particolare della loro vita. Un esamino d’ammissione, che non si rifiuta a nessuno, soprattutto se avvolto in carta regalo, e poi l’esame finale di quinta: e che ci vuole a diffondere cultura nel nostro paese? E infatti se abbiamo così pochi diplomati rispetto alla media Ue, in tale guisa si pareggiano i conti, cosicchè chi dice che dalle parti del Miur non capiscono una beata minchia, si sbaglia nella evidenza dei fatti: “più pilu a tutti” e  più diplomi a tutti. 

Pasquale Almirante

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